Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Le disparità di genere nel mondo accademico medico italiano persistono o sono peggiorate

(23 Luglio 2025)

Roma – Le disparità di genere nel mondo accademico medico italiano persistono o sono peggiorate dal 2014, con un continuo flusso di donne che non riesce a raggiungere ruoli di alto livello. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’Università di Catania e pubblicato su PLOS One. La ricerca ha analizzato le disuguaglianze di genere nelle posizioni apicali e nella progressione di carriera nel settore delle Scienze Mediche in Italia (Area scientifica 06) dal 2014 al 2023, attraverso i dati del portale Cineca, che includono informazioni su ruoli accademici, sul genere di docenti e ricercatori, sulle regioni di appartenenza e sui settori scientifico-disciplinari dei singoli accademici (SSD). La disparità di genere è stata valutata utilizzando l’indice del soffitto di vetro (Glass Ceiling Index – GCI) e l’indice della porta di vetro (Glass Door Index – GDI) che misurano rispettivamente le disparità per gli appartenenti a un genere nell’ accedere alle più alte posizioni della propria carriera, e quelle nel progredire nelle prime fasi della carriera. Ne è emerso che nel 2023, le donne rappresentavano un totale di 4.783 individui in tutti i ruoli accademici, mentre gli uomini erano 6.353, evidenziando un marcato squilibrio di genere.

 

Diagramma a forbice di carriera nell’area medica italiana nel 2023.
Credito
Magnano San Lio et al., 2025, PLOS One, CC-BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/)

Questo squilibrio è risultato particolarmente evidente analizzando la distribuzione tra le diverse fasi di carriera. Le donne erano più rappresentate nelle posizioni di inizio carriera, come gli assegnisti di ricerca (1.157 donne contro 462 uomini) e le posizioni di ricercatori RTDA (751 donne contro 565 uomini). Tuttavia, con l’aumentare del grado accademico, la tendenza si invertiva: gli uomini superavano le donne nelle posizioni di ricercatori RTDB (625 uomini contro 431 donne), tra i ricercatori (557 uomini contro 491 donne), tra i professori associati (2.371 uomini contro 1.465 donne) e ancora di più tra i professori ordinari (1.722 uomini contro 483 donne). La disparità raggiungeva il suo apice tra i professori straordinari a tempo determinato, con 51 uomini contro sole 5 donne. I dati dimostravano quindi per il 2023 una predominanza femminile nelle fasi iniziali del percorso accademico: il 71,5 per cento degli assegnisti di ricerca e il 57,1 per cento delle posizioni RTDA ricoperte da donne. Tuttavia, la percentuale di donne diminuiva costantemente ad ogni fase successiva: il 40,8 per cento nei ruoli RTDB, il 46,8 per cento tra i ricercatori, il 38,2 per cento tra i professori associati e solo il 21,9 per cento a livello di professore ordinario, rispetto al 78,1 per cento degli uomini. Un trend confermato per quel che riguarda la maggior parte degli SSD. Per quel che riguarda invece l’evoluzione dal 2014 al 2023, sebbene l’analisi temporale abbia indicato una riduzione delle disparità di genere nelle posizioni apicali – con un GCI che variava da 2,3 nel 2015 a 1,7 nel 2023 – i valori del GCI superiori a uno in tutte le regioni hanno suggerito una persistente disuguaglianza di genere. I valori del GDI, che andavano da 1,3 nel 2015 a 1,6 nel 2023, hanno mostrato invece una notevole variabilità; tuttavia, nel complesso, le disparità sono risultate peggiorate per questo secondo indice entro il 2023. “Sebbene si siano registrati notevoli progressi – concludono gli autori – in termini di parità di genere nel campo medico accademico italiano, le persistenti disuguaglianze continuano a ostacolare la piena integrazione e la crescita professionale delle donne nel settore. Queste disuguaglianze sono evidenti non solo nella sottorappresentazione delle donne nei ruoli di leadership, come professori senior, direttori di dipartimento e presidi, ma anche nella distribuzione iniqua dei finanziamenti per la ricerca e nell’accesso alle opportunità di avanzamento di carriera”. E aggiungono: “affrontare la disuguaglianza di genere non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un imperativo per migliorare la qualità dell’istruzione e della ricerca in campo medico. Raggiungere una vera parità di genere richiede sforzi continui e multidimensionali che includano riforme politiche, trasformazione culturale e supporto istituzionale”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla