Roma – Con la crisi climatica, le piante di vaniglia selvatica potrebbero separarsi dagli insetti impollinatori, minacciando l’approvvigionamento globale delle famosissime bacche. Questo lo scenario dipinto da uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Plant Science, condotto dagli scienziati della Katholieke Universiteit Leuven e del Lankester Botanical Garden Research Center presso l’Università della Costa Rica (UVR). Il team, guidato da Charlotte Watteyn e Bart Muys, ha analizzato le risposte al cambiamento climatico di 11 specie di Vanilla e dei rispettivi impollinatorik. L’aroma di vaniglia, spiegano gli esperti, è ampiamente utilizzato in ambito alimentare, farmaceutico e cosmetico. La fonte primaria, però, è vulnerabile a malattie, siccità e calore, fattori di stress che diventeranno sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.
- Fiore di vaniglia trigonocarpa . Foto: Charlotte Watteyn Credito Charlotte Watteyn
- Fiore di Vanilla pompona con uno dei suoi impollinatori, Eulaema cingulata . Foto: Charlotte Watteyn. Credito Charlotte Watteyn
- Fiore di vaniglia hartii . Credito: Charlotte Watteyn. Credito Charlotte Watteyn
- Tutte le specie di vaniglia raffigurate sono state incluse nello studio. Crediti: Charlotte Watteyn. Credito Charlotte Watteyn
La specie offre una riserva genetica di parenti selvatici delle colture, garantendo il futuro della coltivazione di vaniglia. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno osservato le modellazioni sulla base di due scenari di cambiamento climatico. I risultati suggeriscono un parziale accavallamento con l’orchidea vaniglia e i rispettivi impollinatori, il che potrebbe influenzare negativamente la sopravvivenza delle popolazioni di vaniglia selvatica. In particolare, riportano gli autori, per sette specie di Vanilla, le condizioni climatiche potrebbero diventare più favorevoli entro il 2050 in entrambi gli scenari. Queste specie potrebbero espandere i loro habitat fino al 140 per cento. Allo stesso tempo, l’areale per quattro specie potrebbe ridursi fino al 53 per cento. Per quanto riguarda gli impollinatori, i rischi sono ben peggiori e in tutti gli scenari considerati, si prevedono sfide importanti per moltissime specie. “Nonostante il possibile aumento dell’habitat idoneo per alcune specie di Vanilla – osserva Watteyn – la dipendenza dagli impollinatori potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni naturali. Non è chiaro se altre specie potrebbero prendere posto degli eventuali taxa estinti: la Vanilla è nota per le relazioni specifiche con gli impollinatori, quindi è ragionevole ipotizzare delle difficoltà”. Gli autori precisano che i risultati dovrebbero essere interpretati con cautela, poiché le registrazioni di presenza di specie selvatiche di vaniglia e di impollinatori sono scarse. Le sovrapposizioni di habitat, commentano gli esperti, potrebbero variare se si considerano anche le interazioni ecologiche, come la dispersione dei semi e la presenza di microrganismi. “Preservare le popolazioni naturali della vaniglia e delle specie ad esse correlate – conclude Muys – è fondamentale per garantire il futuro di questa coltura tropicale, fondamentale per l’industria alimentare mondiale”.(30Science.com)