Roma – I Neanderthal praticavano la lavorazione intensiva del grasso osseo già 125.000 anni fa nel sito di Neumark-Nord (NN2/2B), nell’attuale Germania. Lo rivela uno studio condotto da Lutz Kindler, della Johannes Gutenberg Universitat Mainz, e colleghi, pubblicato su Science Advances. Questa ricerca rappresenta il più antico caso documentato di produzione sistematica di grasso nel Paleolitico, anticipando di molto le precedenti stime che collocavano tali pratiche nel Paleolitico superiore, circa 28.000 anni fa, ben dopo l’estinzione dei Neanderthal. Gli autori hanno analizzato i resti di 172 animali di grandi dimensioni, tra cui cavalli, cervi e bovidi, insieme a oltre 16.500 manufatti in selce e altri oggetti indicativi dell’uso del fuoco.
- StampaFig. 01: Da ossa complete a minuscoli frammenti . Nei siti di Neumark-Nord 2/2B, le ossa importate venivano inizialmente frantumate per estrarre il midollo dalle cavità (vedi A; le frecce indicano impatti di pietra a martello su un omero di uro). Successivamente, le ossa venivano frantumate e tagliate in pezzi più piccoli (mostrati da B a F, sempre da un omero come si vede in A) per facilitare l’estrazione del grasso sia dal tessuto osseo spugnoso che da quello compatto. Circa 2.000 minuscoli frammenti ossei entrarono accidentalmente in contatto con il fuoco dopo la bollitura, dando origine alla tipica colorazione (che va dal marrone scuro e nero al bianco) e alla consistenza comunemente riscontrate nelle ossa riscaldate. Credito copyright: Kindler, LEIZA-Monrepos
- Fig. 1. Ubicazione di Neumark-Nord (Germania). La posizione del sito è rappresentata in relazione alla massima estensione delle glaciazioni Saaliana e Weichseliana. Credito Kindler et al., Sci. Avv. 11, edv1257
- Fig. 7. Esempi di segni di taglio nell’associazione faunistica NN2/2B. Immagini ottenute tramite microscansioni tridimensionali (LIM ToolScan R360), modalità texture-free. (A) Equus sp., Tibia destra (n. 14474). (B) Cervide, Dimensioni della dama, Mandibola destra (n. 14632). (C) Equus sp., Seconda vertebra lombare (n. 22339). (D) Cervide, Dimensioni della dama-cervo, Falange 2 (n. 15111). (E) Cervide, Dimensioni della capreolus-dama, Sacro (n. 31868). (F) Cervide, Dimensioni della dama, Mandibola destra (n. 11154). (G) Equus sp., Mascella destra (n. 15471). (H) Ursus cf. arctos, Metatarso II dex. (n. 4046). (I) B. primigenius, Tibia sin. (n. 10121). (J) B. primigenius, Omero dex. (n. 9412). (K) Equus sp., Tibia dex. (n. 14474). (L) Equus sp., Scapula dex (n. 31934). Barra della scala 1 cm
Le evidenze mostrano che i Neanderthal trasportavano le carcasse in un’area di circa 50 metri quadrati per frantumare le ossa e ricavare grasso sia dal midollo osseo che dal tessuto osseo compatto, utilizzando tecniche di frantumazione e taglio sofisticate. Circa 2.000 minuscoli frammenti ossei presentano segni di esposizione al fuoco dopo la bollitura, come indicato dalla tipica colorazione e consistenza delle ossa riscaldate. Questa “fabbrica di grasso” testimonia un notevole investimento di tempo e sforzi da parte dei Neanderthal per recuperare preziosi lipidi, fondamentali per integrare la loro dieta e aumentare l’apporto calorico in un ambiente paleolitico. La capacità di ottenere calorie extra attraverso il midollo e il grasso osseo ha avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione umana, favorendo una maggiore longevità e successo riproduttivo. La scoperta modifica sostanzialmente la comprensione delle strategie di sopravvivenza e dell’intensificazione delle risorse da parte degli ominidi, dimostrando che i Neanderthal avevano sviluppato tecniche avanzate di sfruttamento alimentare molto prima di quanto si pensasse. (30Science.com) a minuscoli frammenti . Nei siti di Neumark-Nord 2/2B, le ossa importate venivano inizialmente frantumate per estrarre il midollo dalle cavità (vedi A; le frecce indicano impatti di pietra a martello su un omero di uro). Successivamente, le ossa venivano frantumate e tagliate in pezzi più piccoli (mostrati da B a F, sempre da un omero come si vede in A) per facilitare l’estrazione del grasso sia dal tessuto osseo spugnoso che da quello compatto. Circa 2.000 minuscoli frammenti ossei entrarono accidentalmente in contatto con il fuoco dopo la bollitura, dando origine alla tipica colorazione (che va dal marrone scuro e nero al bianco) e alla consistenza comunemente riscontrate nelle ossa riscaldate.(30Science.com)