Roma – Il telescopio spaziale James Webb, JWST, ha scoperto il suo primo esopianeta. Lo dimostra lo studio condotto da un gruppo di ricerca guidato dal CNRS, Centre National de la Recherche Scientifique, in particolare dal Laboratoire d’instrumentation et de recherche en astrophysique, LIRA, associato all’Observatoire de Paris-PSL e all’Université Grenoble Alpes, con la collaborazione di altri laboratori francesi come l’Institut de planétologie et d’astrofisique de Grenoble e il Laboratoire d’étude de l’Univers et des phénomènes extrêmes, pubblicato sulla rivista Nature. Il JWST, lanciato nel 2021 e operativo dal 2022, ha permesso di superare una delle principali sfide dell’astronomia osservativa: l’osservazione diretta di esopianeti, che sono molto meno luminosi e vicini alle loro stelle rispetto a quanto possa essere facilmente rilevabile dalla Terra.

Immagine del disco attorno alla stella TWA 7 registrata con lo strumento SPHERE del Very Large Telescope dell’ESO. L’immagine catturata con lo strumento MIRI del JWST è sovrapposta. Possiamo vedere chiaramente l’area vuota attorno a TWA 7 B nell’anello R2 (CC #1).
Credito
© A.-M. Lagrange e al. – Prove di un pianeta sub-gioviano nel giovane disco TWA7, 2025
Per questo è stato utilizzato un coronografo di produzione francese installato sullo strumento MIRI del JWST, che maschera la luce della stella centrale simulando un’eclissi e consentendo così di osservare gli oggetti circostanti, come i pianeti. L’esopianeta scoperto, denominato TWA 7 b, si trova all’interno di un disco di detriti rocciosi e polveri attorno alla giovane stella TWA 7, situata a pochi milioni di anni di età. La scoperta si basa sull’individuazione di una sorgente all’interno di un anello stretto del disco, accompagnata da un’area vuota che corrisponde alla posizione del pianeta, confermata da simulazioni dettagliate che spiegano la formazione di tali strutture come effetto dell’interazione gravitazionale tra pianeta e planetesimi. TWA 7 b ha una massa circa dieci volte inferiore a quella degli esopianeti finora osservati con immagini dirette, paragonabile a quella di Saturno, circa il 30% di quella di Giove, segnando un passo avanti verso l’imaging di pianeti più piccoli e potenzialmente più simili alla Terra. Questa scoperta apre nuove prospettive per la ricerca di esopianeti di massa sempre più bassa, grazie alla sensibilità del JWST nella gamma del medio infrarosso, e sottolinea l’importanza di coronografi avanzati per future missioni spaziali e osservazioni da terra. I ricercatori puntano a catturare immagini di pianeti con masse fino al 10% di quella di Giove, ampliando così la conoscenza dei sistemi planetari in formazione e delle condizioni che potrebbero favorire la presenza di pianeti abitabili. In sintesi, il lavoro dimostra come il James Webb Space Telescope stia rivoluzionando l’astronomia planetaria, fornendo per la prima volta immagini dirette di un esopianeta di massa sub-gioviana all’interno di un disco di detriti, un risultato che rappresenta un significativo avanzamento nella comprensione della formazione planetaria e nell’esplorazione di mondi extrasolari. (30Science.com)