Roma – La ricerca sulla visione artificiale sta contribuendo sempre di più allo sviluppo delle tecnologie di sorveglianza. Lo spiega una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori guidati da Pratyusha Ria Kalluri Università di Stanford, Palo Alto, California, Stati Uniti i cui risultati sono stati pubblicati su Nature. Lo studio su oltre 19.000 articoli di ricerca e oltre 23.000 brevetti rivela che, tra tutte le potenziali applicazioni delle tecnologie di interpretazione delle immagini, la maggior parte dell’attenzione di questo set di dati è rivolta al rilevamento di esseri umani.
La tecnologia di visione artificiale può essere utilizzata in un’ampia gamma di applicazioni, tra cui auto a guida autonoma, robotica, progettazione di proteine e modellizzazione dei cambiamenti climatici. Tuttavia, cresce la preoccupazione che la tecnologia di visione artificiale venga utilizzata principalmente per sviluppare sistemi di sorveglianza di massa. Per indagare la connessione tra visione artificiale e tecnologie di sorveglianza, Pratyusha Ria Kalluri, Abeba Birhane e colleghi hanno analizzato articoli di ricerca di una conferenza di lunga data sulla visione artificiale (la Conference on Computer Vision and Pattern Recognition), dal 1990 al 2020, insieme ai brevetti che citano tali articoli.
Gli autori hanno osservato un aumento di cinque volte del numero di articoli che contribuiscono a brevetti relativi alla sorveglianza dagli anni ’90 al 2010. Tra gli esempi figurano tecnologie per il rilevamento degli arti (ad esempio, il riconoscimento facciale), il rilevamento di esseri umani nelle attività quotidiane (come lo shopping o gli eventi di gruppo) e l’analisi degli spazi umani (come case, strade e uffici). Le due principali nazioni produttrici di articoli con brevetti a valle che consentono la sorveglianza sono, con un ampio margine, gli Stati Uniti e la Cina. In un sottoinsieme selezionato casualmente di 100 articoli e brevetti, il 90% degli articoli e l’86% dei brevetti a valle hanno estratto dati relativi agli esseri umani. Gli autori osservano che gli articoli utilizzano spesso un linguaggio apparentemente ambiguo che può oscurare il potenziale di sorveglianza della ricerca, come ad esempio il riferimento agli esseri umani come oggetti.
Questi risultati evidenziano quanto il campo della ricerca sulla visione artificiale contribuisca all’estrazione di dati umani utilizzabili nelle tecnologie di sorveglianza, concludono gli autori. Jathan Sadowski concorda in un articolo di accompagnamento su News & Views. Scrive: “La mappa che producono delle applicazioni della ricerca sulla visione artificiale rivela una stretta relazione tra la ricerca accademica e le applicazioni di sorveglianza da parte di militari, forze di polizia e aziende a scopo di lucro”.(30Science.com)