Roma – Contrariamente a quanto ritenuto in passato, neanche gli uccelli, che hanno la possibilità di utilizzare il volo per migrare, riusciranno a sottrarsi alle conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Yale University e pubblicato su Nature Ecology and Evolution. Per la ricerca, gli autori hanno analizzato i dati sugli spostamenti di 406 specie di uccelli nordamericani nell’arco di due decenni, nonché i corrispondenti cambiamenti di temperatura locali. Hanno scoperto che molte delle ipotesi che avevano formulato su come le specie di uccelli stanno rispondendo ai cambiamenti climatici erano corrette. Durante l’estate, ad esempio, le specie di uccelli si sono spostate in media tra 65 e 80 chilometri verso nord durante il periodo coperto dai dati, e talvolta si sono spostate ad altitudini più elevate. E, in media, lo spostamento verso nord ha aiutato gli uccelli a evitare un aumento di temperatura di circa 1,28 gradi Celsius, ovvero circa la metà dell’aumento di temperatura che avrebbero sperimentato se fossero rimasti fermi. Tuttavia, in media, gli uccelli hanno comunque sperimentato un aumento di temperatura di 1,35 gradi Celsius durante i mesi estivi rispetto alle temperature del loro habitat originale. Durante i mesi invernali, gli uccelli hanno avuto solo un successo minimo nel limitare la loro esposizione al riscaldamento, subendo solo l’11 per cento di riscaldamento in meno rispetto al caso in cui non si fossero spostati. In inverno, gli uccelli hanno sperimentato in media un enorme aumento di temperatura di 3,7 gradi Celsius nel corso dei 20 anni, riducendo la loro potenziale esposizione solo di mezzo grado attraverso il loro spostamento verso nord. Anche la capacità degli uccelli di sfuggire a temperature più elevate variava a seconda della specie. Nel complesso, oltre il 75 per cento degli uccelli è riuscito a raggiungere climi leggermente più freddi in risposta all’aumento delle temperature. Tuttavia, alcune specie, come lo scricciolo dei cactus (Campylorhynchus brunneicapillus), originario dei deserti e dei sistemi aridi del Nord America, non si sono spostate affatto, il che le rende più suscettibili ai cambiamenti climatici nelle loro nicchie ambientali. Questi cosiddetti “cambiatori di nicchia” climatici potrebbero essere limitati nella capacità di volo o impediti ad abbandonare il loro attuale ambiente di origine o a competere per esso in nuove località a causa di specifiche esigenze di habitat su piccola scala e dipendenze ecologiche. I ricercatori hanno scoperto che le specie di uccelli in grado di volare per lunghe distanze sono state quelle che hanno avuto più successo nel limitare la propria esposizione a climi più caldi e nel mantenere le proprie nicchie climatiche storiche. Tra queste, la parula aliacurchia (Vermivora cyanoptera), che ha percorso oltre 160 chilometri verso nord e ha subito due gradi di riscaldamento in meno rispetto a quanto avrebbe fatto se fosse rimasta ferma. Ma anche questi uccelli devono fare i conti con temperature superiori a quelle che avevano conosciuto nel loro habitat originale 20 anni fa.(30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Moltissime specie di uccelli non riusciranno a salvarsi dal climate change
(30 Maggio 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla