Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Dall’IA il futuro della tutela delle comunità indigene

(12 Maggio 2025)

Roma –  Grazie a innovativi strumenti basati sull’Intelligenza artificiale (IA) sarà possibile proteggere e preservare le tradizioni e il patrimonio culturale delle comunità emarginate o indigene. Nel libro di prossima uscita “AI for Community” , un gruppo di tecnologi, ricercatori e attivisti culturali esplora come l’intelligenza artificiale possa preservare patrimoni che altrimenti rischierebbero di andare perduti. Gli autori sottolineano come l’intelligenza artificiale, se sviluppata in collaborazione con le comunità, possa contribuire a tramandare le tradizioni di generazione in generazione. “Questa tecnologia sta aprendo nuove strade per catturare e condividere la conoscenza culturale”, afferma il coautore e stratega dell’intelligenza artificiale Iran Davar Ardalan. “Stiamo assistendo all’impiego dell’intelligenza artificiale per registrare lingue a rischio di estinzione, creare strumenti di apprendimento interattivi e persino preservare la storia orale, offrendo alle persone nuovi modi per entrare in contatto con le proprie radici. Questo tipo di connessione può ispirare orgoglio, senso di appartenenza e nuove espressioni creative”. Gli autori incoraggiano gli sviluppatori di IA a pensare oltre la funzionalità e a considerare come i sistemi che realizzano possano riflettere diverse radici, tradizioni e valori culturali. Anziché applicare un approccio univoco, il team multiculturale di autori esorta i tecnici a collaborare a stretto contatto con esperti culturali e comunità per sviluppare strumenti in grado di adattarsi alle tradizioni e alle prospettive regionali di ciascuna comunità. Un esempio è la collaborazione tra la Howard University e Google, che ha portato alla creazione di set di dati vocali che rappresentano il vernacolo afroamericano. Sebbene questi set di dati non siano ancora stati integrati nei prodotti, queste risorse offrono un enorme potenziale per migliorare i sistemi di riconoscimento vocale per gli afroamericani e garantire che rispondano in modo accurato. L’intelligenza artificiale è stata sviluppata anche per proteggere le lingue native a rischio di estinzione. L’UNESCO stima che 3.000 lingue siano a rischio di estinzione totale entro il prossimo secolo, l’equivalente di una ogni due settimane. Una lingua a rischio è il māori, ma Te Hiku Media in Nuova Zelanda ha sviluppato un modello di intelligenza artificiale pionieristico volto a preservare e rivitalizzare la lingua. Sviluppato da esperti di tecnologia māori, il software mira a garantire che il māori rimanga una lingua viva di fronte alla crescente globalizzazione e al predominio dell’inglese. AI for Community esamina anche le sfide che possono sorgere quando i contenuti culturali vengono elaborati da strumenti di intelligenza artificiale privi del contesto appropriato. Ad esempio, i sistemi di riconoscimento facciale hanno mostrato incongruenze tra le diverse popolazioni e i generatori di immagini hanno occasionalmente rappresentato in modo errato abitazioni, tradizioni o abbigliamento. Queste problematiche sottolineano la necessità che gli strumenti siano plasmati da persone che comprendano le sfumature delle culture coinvolte.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla