Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Dalla Spagna nuove strategie per contrastare lo spopolamento rurale

(23 Maggio 2025)

Roma – I piccoli comuni rurali afflitti dallo spopolamento possono contenere e addirittura invertire il fenomeno, se adottano specifiche strategie di pianificazione urbana aggiornate e ben strutturate. Addirittura con una pianificazione aggiornata si può arrivare a una crescita demografica del 10 per cento a fronte di una diminuzione dal 18 al 28 per cento nei comuni che non adottano queste strategie. Sono alcuni dei dati che emergono da uno studio condotto in Spana da ricercatori dell’Università Carlos III di Madrid (UC3M) e dell’Università di Cadice (UCA) che hanno pubblicato i loro risultati sul Journal of Urban Planning and Development.

Lo spopolamento rurale è un fenomeno che minaccia la sostenibilità di molte comunità in Spagna e incide sia sul tessuto socioeconomico che sull’equilibrio ambientale del Paese. “La pianificazione territoriale non può essere parziale o settoriale, ma deve essere strategica, globale ed esecutiva”, spiega Juan Antonio Lobato Becerra, dottorando in Giurisprudenza presso l’UC3M e autore dello studio insieme a María del Carmen Pérez González, dell’Università di Cadice. “Solo attraverso un approccio olistico, che integri fattori demografici, economici e di pianificazione urbanistica, sarà possibile progettare e attuare misure efficaci”. Il rafforzamento del settore imprenditoriale, il miglioramento delle infrastrutture, la promozione della diversificazione economica, la salvaguardia del patrimonio, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la promozione dei servizi e del commercio, nonché la gestione dell’attrattiva della popolazione che potrebbe arrivare in determinati territori, sono circostanze che, secondo gli autori, devono essere prese in considerazione nella pianificazione territoriale e urbanistica per contrastare lo spopolamento. Per superare i limiti dei piani tradizionali e procedere verso soluzioni sostenibili con un impatto reale sulle aree interessate, lo studio conclude che i piani non vincolanti devono essere convertiti in strumenti normativi, oltre a incoraggiare la partecipazione strutturata delle parti interessate, facendo in modo che valutino periodicamente queste misure al fine di adeguare le politiche.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla