Roma – Il colore arancione nel pelo dei gatti è associato a un gene specifico sul cromosoma X, chiamato ARHGAP36. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, condotto dagli scienziati dell’Università di Kyushu, in Giappone. Il team, guidato da Hiroyuki Sasaki, ha scoperto che il pelo aranciato dipende da una mutazione da delezione, una tipologia di variazione in cui manca una sezione di DNA, che rivela anche un meccanismo completamente nuovo per la promozione della colorazione arancione negli animali. Da più di un secolo, gli scienziati sospettano che il fenotipo del pelo arancione si trovasse sul cromosoma X, perché si tratta di un gene recessivo che si manifesta più comunemente nei maschi. In breve, le femmine hanno due copie del cromosoma X, per cui entrambe devono portare la stessa informazione affinché si manifesti un carattere recessivo. Se presentano un gene arancione e uno diverso, le gattine avranno il manto a chiazze, perché un cromosoma X di ogni cellula viene disattivato casualmente all’inizio dello sviluppo. “Quando le cellule si dividono – spiega Sasaki – si creano aree con diversi geni attivi per il colore del mantello, dando origine a macchie distinte. L’effetto è così evidente che è diventato l’esempio da manuale di inattivazione del cromosoma X, anche se finora non sapevamo quale fosse il gene responsabile di questa particolare colorazione”. Inizialmente, i ricercatori hanno analizzato il DNA di 18 gatti, dieci dei quali con pelo arancione. I risultati hanno evidenziato che tutti i felini con questa colorazione condividevano una specifica delezione nel gene ARHGAP36, non riscontrata negli esemplari di altri colori. Lo schema è stato confermato in altri 49 mici. Esaminando più attentamente la mutazione, Sasaki ha scoperto che la delezione si trova in una regione non codificante di ARHGAP36, per cui non influenza le altre finalità di questo gene. “ARHGAP36 – riporta Sasaki – è essenziale per lo sviluppo e svolge molte altre funzioni nell’organismo. Non avrei mai immaginato che potesse essere legato al colore del manto. Ulteriori analisi hanno dimostrato che un’elevata attività di questo gene è correlata a una compromissione di altre proteine coinvolte nella melanogenesi, il processo che produce il pigmento nella pelle e nei capelli”. Dato che ARHGAP36 è attivo in molte aree del corpo, comprese alcune aree del cervello e delle ghiandole ormonali, è possibile che la variante arancione possa causare cambiamenti nell’attività genetica in altre parti del l’organismo. “Molti proprietari di gatti – precisa Sasaki – sono fermamente convinti che diversi colori e motivi del mantello siano collegati a personalità diverse. Non ci sono ancora prove scientifiche a riguardo, ma è un’idea intrigante che mi piacerebbe approfondire”. “Il gene ARHGAP36 – conclude – esiste anche negli esseri umani ed è collegato a condizioni come il cancro della pelle e la perdita di capelli, per cui il nostro lavoro potrebbe avere una sorprendente rilevanza medica”.(30Science.com)