Roma – Un gene, chiamato RLF, noto per il suo ruolo nello sviluppo delle radici nelle piante vascolari, è coinvolto anche nello sviluppo degli organi nelle epatiche, piante terrestri molto antiche che non possiedono radici vere e proprie. Lo rivela uno studio dell’Università di Kobe, pubblicato sulla rivista New Phytologist. La ricerca evidenzia la dinamica evolutiva fondamentale dell’appropriazione, ovvero l’evoluzione di un meccanismo prima e la sua successiva adozione per uno scopo diverso. Il biologo vegetale, Hidehiro Fukaki, dell’Università di Kobe, e colleghi hanno dimostrato che le epatiche Marchantia polymorpha prive del gene RLF presentano gravi deformazioni in vari organi, indicando che la funzione di RLF nello sviluppo degli organi è conservata fin dagli albori delle piante terrestri. Inoltre, i risultati hanno evidenziato che il gene RLF di Arabidopsis thaliana e quello dell’epatica sono funzionalmente intercambiabili, sottolineando un meccanismo evolutivo di appropriazione: un gene originariamente coinvolto nello sviluppo di un tratto, le radici, è stato adottato per funzioni diverse, come lo sviluppo degli organi nelle piante più primitive. Il gene RLF codifica per una proteina che lega l’eme, una molecola chiave nel trasferimento di energia cellulare, una scoperta significativa perché fino a oggi non si sapeva che proteine che legano l’eme fossero coinvolte nello sviluppo degli organi nelle piante. Questo studio apre nuove prospettive per comprendere l’evoluzione dello sviluppo degli organi vegetali e suggerisce che l’evoluzione spesso riutilizza meccanismi esistenti per nuove funzioni, come lo sviluppo delle radici, evolutesi dopo la divergenza delle epatiche e dei muschi dalle altre piante terrestri.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Scoperto gene dello sviluppo delle radici più vecchio dello sviluppo delle radici
(26 Maggio 2025)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.