Lucrezia Parpaglioni

Nuove strategie per la protezione delle città islandesi dai flussi di lava

(20 Maggio 2025)

Roma – Dopo 800 anni di inattività, nel marzo 2021 il vulcano Fagradalsfjall, situato sulla penisola di Reykjanes in Islanda, ha ripreso la sua attività eruttiva, offrendo un’opportunità unica per testare e valutare strategie di protezione civile contro i flussi di lava, con evidenze che dimostrano che sebbene il controllo totale delle colate laviche sia impossibile, è possibile rallentarle e deviarle in modo significativo, guadagnando tempo utile per la gestione dell’emergenza.  Lo rivela uno studio condotto da squadra di ricerca guidata da Fjola Gudrun Sigtryggsdottir, del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università Norvegese di Scienza e Tecnologia – NTNU, pubblicato sul Bulletin of Volcanology. Durante l’eruzione, gli operatori hanno lavorato in condizioni estreme, utilizzando escavatori e bulldozer 24 ore su 24 per erigere barriere difensive. La velocità e la direzione delle colate laviche sono state monitorate in relazione alla viscosità della lava e alla pendenza del terreno, fattori determinanti per l’efficacia delle misure di contenimento. Nel corso dell’esperimento, sono state costruite tre dighe principali in terra e pietra, tra cui un terrapieno alto 8 metri e due barriere lunghe rispettivamente 300 e 35 metri. Queste strutture hanno permesso di ritardare il flusso di lava fino a 16 giorni e, in alcuni casi, di deviarlo completamente verso zone sicure, lontano da infrastrutture fondamentali come una strada nazionale minacciata dall’avanzata della lava. L’esperimento ha dimostrato che, sebbene il controllo totale delle colate laviche sia impossibile, è possibile rallentarle e deviarle in modo significativo, guadagnando tempo utile per la gestione dell’emergenza. L’esperienza maturata si è rivelata fondamentale quando, negli anni successivi, la cittadina di Grindavík si è trovata nuovamente minacciata da un’eruzione vulcanica. Le tecniche e le linee guida sviluppate da Sigtryggsdottir sono state applicate per costruire nuove barriere, risultando decisive per la protezione delle abitazioni e di una centrale geotermica. Il lavoro ha inoltre portato alla redazione di una guida pratica per le autorità islandesi, incentrata sulla costruzione di barriere con materiali disponibili localmente e sul posizionamento ottimale delle stesse per resistere ai diversi tipi di lava. Il paesaggio vulcanico islandese è estremamente dinamico e imprevedibile. Fattori come la tipologia di lava, pahoehoe, più fluida, o a blocchi, più viscosa e voluminosa, la posizione delle fratture e la quantità di materiale eruttato rendono complessa la pianificazione delle misure di contenimento. In alcuni casi, la lava può superare o aggirare le barriere, soprattutto se nuove fratture si aprono a valle delle strutture difensive. Le simulazioni numeriche condotte da Hörn Hrafnsdottir, dell’Università d’Islanda e dell’Ufficio Meteorologico Islandese, hanno permesso di modellizzare il comportamento delle colate laviche, tenendo conto della viscosità, della portata e della continua modificazione della topografia dovuta all’accumulo e alla solidificazione della lava stessa. Il lavoro di Sigtryggsdottir e colleghi ha fornito evidenze concrete sull’efficacia delle barriere artificiali nel rallentare e deviare i flussi di lava, contribuendo a migliorare la sicurezza delle comunità vulcaniche. Tuttavia, la protezione non può mai essere garantita al 100%: l’evacuazione delle aree a rischio rimane una priorità assoluta. Le esperienze raccolte rappresentano un importante passo avanti nella gestione delle emergenze vulcaniche e offrono un modello replicabile per altre regioni del mondo esposte a rischi simili. “Le sfide sono numerose, ma la società civile e le infrastrutture possono essere protette e, quando possibile, dobbiamo cogliere l’opportunità e credere che funzionerà”, ha concluso Sigtryggsdottir.(30Science.com)

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.