Lucrezia Parpaglioni

Nella preistoria cavalli migravano di qua e di là dello Stretto di Bering

(16 Maggio 2025)

Roma –  L’ integrazione della genomica antica e dei sistemi di conoscenza indigeni ha permesso di ricostruire i modelli di migrazione dei cavalli del tardo Pleistocene in Nord America e Eurasia. Lo rivela uno studio guidato da Yvette Running Horse Collin, del Centro di antropobiologia e genomica di Tolosa, pubblicato su Science. I ricercatori hanno analizzato 67 genomi di cavalli antichi provenienti da Beringia, Siberia e Nord America continentale, combinandoli con datazioni al radiocarbonio e misurazioni isotopiche del collagene fossile. I risultati mostrano ripetuti spostamenti trans-beringiani di cavalli tra 50.000 e 13.000 anni fa, con scambi genetici bidirezionali tra Nord America ed Eurasia.

Alcune linee di sangue equina in Eurasia, fino alla penisola iberica, mostrano ascendenza nordamericana, evidenziando un’interconnessione genetica estesa. Lo studio sottolinea come i cambiamenti climatici e ambientali del tardo Pleistocene, in particolare la trasformazione delle praterie in tundra umida dopo l’ultimo massimo glaciale, abbiano limitato la mobilità e la disponibilità di cibo per i cavalli, contribuendo al loro declino in Nord America, mentre erbivori più generalisti prosperavano. Questa complessa eredità genetica riflette le visioni indigene, come il concetto Lakota di mitakuye oyasin, che enfatizza l’interdipendenza delle forme di vita in un habitat condiviso. Lo studio apre nuove prospettive per la conservazione attuale della megafauna, evidenziando l’importanza di integrare conoscenze indigene e genomica per comprendere le dinamiche ecologiche e migratorie passate e future.(30Science.com)

 

 

 

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.