Roma – L’ integrazione della genomica antica e dei sistemi di conoscenza indigeni ha permesso di ricostruire i modelli di migrazione dei cavalli del tardo Pleistocene in Nord America e Eurasia. Lo rivela uno studio guidato da Yvette Running Horse Collin, del Centro di antropobiologia e genomica di Tolosa, pubblicato su Science. I ricercatori hanno analizzato 67 genomi di cavalli antichi provenienti da Beringia, Siberia e Nord America continentale, combinandoli con datazioni al radiocarbonio e misurazioni isotopiche del collagene fossile. I risultati mostrano ripetuti spostamenti trans-beringiani di cavalli tra 50.000 e 13.000 anni fa, con scambi genetici bidirezionali tra Nord America ed Eurasia.
- ane (q w yxnmitk w ) Stelkia e Snklc’askaxa, il cavallo della nazione Okanagan. Credito Little Pine Productions
- Stallone Lakota e le sue cavalle Credito Santuario della Via Sacra
- Cavalli selvaggi che corrono liberi nel Black Hills Wild Horse Sanctuary nel South Dakota, USA Credito Santuario dei cavalli selvaggi delle Black Hills
Alcune linee di sangue equina in Eurasia, fino alla penisola iberica, mostrano ascendenza nordamericana, evidenziando un’interconnessione genetica estesa. Lo studio sottolinea come i cambiamenti climatici e ambientali del tardo Pleistocene, in particolare la trasformazione delle praterie in tundra umida dopo l’ultimo massimo glaciale, abbiano limitato la mobilità e la disponibilità di cibo per i cavalli, contribuendo al loro declino in Nord America, mentre erbivori più generalisti prosperavano. Questa complessa eredità genetica riflette le visioni indigene, come il concetto Lakota di mitakuye oyasin, che enfatizza l’interdipendenza delle forme di vita in un habitat condiviso. Lo studio apre nuove prospettive per la conservazione attuale della megafauna, evidenziando l’importanza di integrare conoscenze indigene e genomica per comprendere le dinamiche ecologiche e migratorie passate e future.(30Science.com)