Lucrezia Parpaglioni

Sviluppato modello genetico predittivo per l’insorgenza del morbo di Alzheimer familiare

(5 Maggio 2025)

Roma – Sviluppato un modello predittivo per l’insorgenza dell’Alzheimer familiare, FAD, basato sull’analisi delle mutazioni nei geni PSEN1, PSEN2 e APP. A farlo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del laboratorio di Lucía Chávez Gutiérrez, del VIB-KU Leuven Center for Brain & Disease Research, in Belgio, riportato su Molecular Neurodegeneration. Gli scienziati hanno identificato specifiche mutazioni nei geni APP, PSEN1 e PSEN2, responsabili della forma familiare dell’Alzheimer, che agiscano come un vero e proprio “orologio” predittivo dell’età di insorgenza della malattia. La malattia di Alzheimer rimane una delle malattie neurodegenerative più difficili e diffuse, che colpisce 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ad oggi, la causa esatta della malattia non è ancora del tutto compresa. Una delle principali caratteristiche visibili nel cervello delle persone con malattia di Alzheimer è la presenza di placche amiloidi. Queste placche si formano nei neuroni e sono costituite da aggregati di frammenti di proteina β-amiloide, Aβ, mal ripiegati. Questi frammenti sono prodotti da un sofisticato sistema di elaborazione molecolare orchestrato dall’enzima γ-secretasi e da diverse proteine ​​chiave. La malattia di Alzheimer familiare è una rara forma di Alzheimer a esordio precoce, causata da mutazioni in tre importanti geni coinvolti in questo sistema: la proteina precursore dell’amiloide, APP, la presenilina 1, PSEN1, o la presenilina 2, PSEN2. Il loro ruolo esatto nella malattia non è ben compreso ed è oggetto di dibattito scientifico da diversi decenni. Una maggiore comprensione del legame tra specifici tipi di mutazioni e l’età di insorgenza della malattia di Alzheimer familiare potrebbe essere utile ai medici per formulare diagnosi cliniche più accurate. Ora, il nuovo studio promette di offrire nuove prospettive per la diagnosi precoce e la personalizzazione delle terapie. La ricerca ha dimostrato che le mutazioni in questi geni influenzano la produzione di frammenti di β-amiloide, Aβ, di diversa lunghezza, con una correlazione diretta e lineare tra la proporzione di peptidi Aβ lunghi e corti e l’età di esordio della malattia. In particolare, una variazione del 12% nel profilo Aβ può ritardare l’insorgenza dell’Alzheimer familiare fino a 5 anni, suggerendo che terapie mirate alla γ-secretasi potrebbero modificare il decorso della patologia. Il modello sviluppato permette di valutare la capacità patogenica delle varianti genetiche; prevedere l’età di insorgenza nei portatori di mutazioni; identificare modificatori genetici o ambientali che influenzano la progressione della malattia. Il modello consente di valutare il rischio genetico e identificare fattori ambientali e modificatori che alterano la progressione della malattia. Potenziali applicazioni includono diagnosi precoce e terapie personalizzate per ritardare l’esordio. Secondo gli autori, questo approccio rappresenta un passo decisivo verso la medicina personalizzata nell’Alzheimer familiare, fornendo strumenti predittivi utili ai clinici per la diagnosi e la gestione precoce dei pazienti.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.