Roma – Aiutare i bambini a comprendere, capire e affrontare le disabilità rappresenta un passo fondamentale nel rispetto dell’inclusione, ed è necessario spiegare anche quali sono le strategie e gli accorgimenti necessari a rendere inclusivi gli ambienti scolastici. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Child Development, condotto dagli scienziati della Vanderbilt University. Il team, guidato da Nicolette G. Granata, ha esaminato in che modo i bambini dai cinque ai nove anni si posizionino in relazione a disabilità che necessitano comportamenti orientati all’adattamento. Secondo il National Center on Birth Defects and Developmental Disabilities, riportano gli autori, un bambino su sei presenta disabilità dello sviluppo, fisiche, di apprendimento, linguistiche o comportamentali. Gli studenti con disabilità, che sempre più spesso vengono inclusi nelle classi di istruzione generale, richiedono agevolazioni o accorgimenti speciali. Tra questi, ad esempio, la disponibilità di tempi aggiuntivi durante le verifiche o gli spostamenti, tempistiche di ricreazione o pause più elevate e sostegno in classe da parte di un insegnante dedicato. In molti casi, i docenti non discutono di queste differenze con gli alunni, e non spiegano il motivo alla base delle necessità, portando i compagni di classe a un’interpretazione autonoma. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno coinvolto 122 bambini di età compresa tra i cinque e i nove anni, residenti nel Tennessee. Sono stati inclusi bimbi di diverse etnie. Uno sperimentatore mostrava ai piccoli partecipanti una presentazione con diversi personaggi con disabilità fisiche (deambulatorie) o cognitive (di apprendimento) che si impegnavano in adattamenti specifici, come uscire per primi a ricreazione o una figura di supporto in classe. Ai bimbi è stato chiesto di valutare l’equità di questi adattamenti e di fornire spiegazioni per i comportamenti presentati nel video. I risultati hanno evidenziato che all’aumentare dell’età, i bambini valutavano gli ausili in modo sempre più equo. I più grandi hanno dimostrato una maggiore comprensione di come specifici adattamenti contribuiscano a soddisfare esigenze specifiche. Questi dati, sostengono gli autori, potrebbero incoraggiare insegnanti, genitori e operatori dei servizi a discutere su come gli accorgimenti rispondano ai bisogni delle persone con disabilità. “La mia impressione – afferma Granata – è che molti insegnanti siano restii a discutere formalmente di disabilità in classe perché temono che i bambini non comprendano le sfumature dei diversi tipi di disabilità che i loro compagni di classe potrebbero avere, o che possano provare risentimento nei confronti dei compagni per la presenza di determinati adattamenti. Il nostro lavoro dimostra che i bambini più piccoli in genere erano neutrali riguardo all’equità di adattamenti inspiegabili per i compagni di classe con disabilità, mentre i bambini più grandi o che hanno espresso comprensione per il fatto che gli adattamenti rispondessero ai bisogni delle persone generalmente li hanno valutati come equi”.(30science.com)