Lucrezia Parpaglioni

Eseguito primo trapianto di vescica umana su paziente vivente

(20 Maggio 2025)

Roma – Eseguito con successo il primo trapianto di vescica umana su un uomo di 41 anni, Oscar Larrainzar, il quale aveva perso gran parte della funzionalità vescicale a seguito di trattamenti oncologici per una rara forma di cancro alla vescica. A farlo Inderbir Gill, presidente del Dipartimento di Urologia dell’Università della California del Sud, e Nima Nassiri, dell’Università della California di Los Angeles. L’intervento rappresenta una svolta significativa rispetto alle tecniche tradizionali che prevedono la ricostruzione della vescica utilizzando segmenti intestinali, procedure che spesso comportano complicazioni elevate, come infezioni ricorrenti, squilibri elettrolitici e riduzione della funzionalità renale, dovuti alla natura battericamente contaminata del tessuto intestinale rispetto al tratto urinario normalmente sterile. Il trapianto è stato il risultato di anni di ricerca e sperimentazione, iniziata nel 2020 con la collaborazione tra i due chirurghi, che hanno sviluppato e perfezionato tecniche robotiche e manuali prima su modelli animali, poi su cadaveri umani e infine su donatori umani non vitali ma con battito cardiaco mantenuto. Una delle principali sfide superate è stata la complessa preservazione della rete vascolare della vescica, fondamentale per garantire la sopravvivenza e la funzionalità dell’organo trapiantato nel ricevente. Il paziente, durante un controllo post-operatorio, ha dichiarato di sentirsi finalmente “una bomba a orologeria” disinnescata, con nuova speranza di vita. I medici hanno pianificato di estendere la procedura ad altri quattro pazienti nell’ambito di una sperimentazione clinica, per valutare la capacità funzionale della vescica trapiantata e le eventuali complicazioni dell’innesto, prima di procedere a studi più ampi. Questa innovazione apre una nuova frontiera nella chirurgia urologica, offrendo una potenziale alternativa più fisiologica e meno complicata rispetto alle attuali tecniche di ricostruzione basate sull’uso di tessuto intestinale, che, seppur largamente impiegate, presentano limiti significativi in termini di complicanze e qualità di vita post-operatoria. Gill ha definito questo intervento “la realizzazione di un sogno” per i pazienti affetti da dolore pelvico debilitante, infiammazioni e infezioni ricorrenti, sottolineando come si sia aperta una porta finora inesistente per il trattamento delle patologie vescicali gravi. Questo trapianto rappresenta un avanzamento significativo rispetto alle procedure tradizionali, come la neovescica ileale o il condotto ileale, tecnica MICT e Bricker, che utilizzano segmenti di intestino per la ricostruzione della funzione urinaria ma sono associate a complicazioni fino all’80% dei pazienti. La nuova procedura potrebbe ridurre drasticamente tali complicanze, migliorando la qualità di vita dei pazienti con patologie vescicali invalidanti.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.