Roma – Dal 2003 al 2022, oltre un miliardo di persone nel mondo ha sperimentato almeno un giorno all’anno di esposizione significativa al particolato fine (PM2.5) prodotto dagli incendi boschivi all’interno delle abitazioni. Questo è quanto emerge dalla ricerca di Dongjia Han, dell’Università dell’Accademia cinese delle scienze e colleghi, pubblicata su Science Advances. Lo studio ha colmato una lacuna importante nella letteratura scientifica, che finora si era concentrata soprattutto sull’esposizione esterna al PM2.5 da incendi, mentre poco si sapeva sui livelli e sugli effetti dell’esposizione indoor. Attraverso una modellizzazione ad alta risoluzione spaziale, gli autori hanno tracciato la concentrazione di PM2.5 da incendi boschivi negli ambienti interni su scala globale per un periodo di vent’anni.

Fig. 1. Mappe globali della concentrazione di PM2.5 negli incendi indoor
e dell’esposizione della popolazione ai giorni SIWAP.
Credito
Han et al., Sci. Avv. 11, eads4360 (2025)
I risultati mostrano che circa 1,009 miliardi di persone sono state esposte almeno un giorno all’anno a livelli significativi di PM2.5 indoor derivanti da incendi boschivi. L’esposizione non è distribuita in modo uniforme: ad esempio, l’Africa centrale ha registrato la più alta concentrazione media annua ponderata per la popolazione, con livelli di esposizione fino a 0,83 μg/m³. Le simulazioni di tre scenari di intervento globale, basati sull’installazione di purificatori d’aria per ridurre il PM2.5 indoor a 25, 15 e 5 μg/m³, hanno evidenziato forti disparità sia nell’esposizione sia nei costi di mitigazione tra diverse regioni e paesi. Le differenze sono risultate particolarmente marcate se rapportate al Reddito Nazionale Lordo, suggerendo che le popolazioni più vulnerabili, soprattutto nei paesi a basso reddito, sono anche quelle meno in grado di permettersi soluzioni tecnologiche di protezione. Gli autori sottolineano che “la distribuzione diseguale delle risorse, derivante dalle disparità socioeconomiche, ha il potenziale di esacerbare l’ingiustizia globale esponendo coloro che non possono permettersi il costo dei purificatori d’aria a maggiori rischi per la salute”. Per questo motivo, invocano un maggiore sostegno governativo per promuovere la diffusione dei purificatori e ridurre la disuguaglianza. Il particolato fine, PM2.5, prodotto dagli incendi boschivi è noto per i suoi effetti tossici e proinfiammatori, con impatti documentati su malattie respiratorie e cardiovascolari, aumento di polmoniti e mortalità prematura. L’esposizione indoor può essere particolarmente insidiosa, poiché le persone tendono a rifugiarsi all’interno durante gli incendi, ma il fumo e il particolato possono comunque infiltrarsi nelle abitazioni. Studi precedenti hanno mostrato che durante gli incendi, la concentrazione media di PM2.5 indoor può triplicare rispetto ai periodi senza incendi, anche se l’infiltrazione è minore in edifici nuovi o dotati di sistemi di filtrazione. L’adozione di purificatori d’aria con filtri HEPA si è dimostrata efficace nel ridurre significativamente la concentrazione di PM2.5 indoor, fino al 68% in contesti sperimentali4. Tuttavia, la capacità di accesso a queste tecnologie resta limitata nei contesti socioeconomici più fragili, amplificando le disuguaglianze sanitarie9. Gli autori e i commentatori invitano quindi a politiche pubbliche mirate a proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione, sia attraverso incentivi economici sia tramite una maggiore diffusione delle tecnologie di purificazione dell’aria. In sintesi, lo studio di Han et al. rappresenta il primo tentativo globale di quantificare l’esposizione indoor al PM2.5 da incendi boschivi e di valutare l’impatto socioeconomico delle possibili strategie di mitigazione, sottolineando l’urgenza di interventi equi e mirati per la salute pubblica globale.(30Science.com)