Lucrezia Parpaglioni

Le grinze sulla pelle rimangono invariate ad ogni immersione

(13 Maggio 2025)

Roma –  Le rughe sulle dita che si formano dopo immersioni prolungate in acqua rimangono sostanzialmente invariati ad ogni immersione. Lo rivela uno studio condotto da Guy German, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria Biomedica del Thomas J. Watson College of Engineering and Applied Science della Binghamton University, State University di New York, insieme a Rachel Laytin, pubblicato sul Journal of the Mechanical Behavior of Biomedical Materials. Il gruppo di ricerca ha immerso le dita dei partecipanti in acqua per 30 minuti, fotografandole prima e dopo, e ha ripetuto l’esperimento almeno 24 ore dopo.

Il confronto delle immagini ha evidenziato che la distribuzione delle anse e delle creste formate dalle rughe è costante tra le diverse immersioni. Questo fenomeno è spiegato dalla contrazione dei vasi sanguigni sotto la pelle, che rimangono in posizioni relativamente stabili, determinando la formazione di rughe sempre nello stesso modo. Un’ulteriore scoperta riguarda l’assenza di rughe nelle persone con danni al nervo mediano nelle dita, suggerendo un ruolo del sistema nervoso nella regolazione di questo processo. Oltre all’interesse biologico, i risultati potrebbero avere applicazioni pratiche in ambito forense, ad esempio per il riconoscimento delle impronte digitali su corpi esposti all’acqua per lunghi periodi. In sintesi, questo studio conferma che le dita si raggrinziscono sempre nello stesso modo ad ogni immersione, aprendo nuove prospettive di ricerca sulla fisiologia della pelle e sulle sue implicazioni pratiche. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.