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Le abitudini legate al pisolino predicono il rischio di mortalità negli adulti di mezza età e anziani

(28 Maggio 2025)

Roma – I comportamenti legati al pisolino predicono il rischio di mortalità negli adulti di mezza età e anziani, con pisolini più lunghi associati a maggiori rischi di mortalità. Lo rivela uno studio condotto da Chenlu Gao, ricercatore post-dottorato presso il Massachusetts General Hospital di Boston, pubblicato in un supplemento online della rivista Sleep. La ricerca ha analizzato i comportamenti legati al pisolino diurno in 86.565 adulti di mezza età e anziani, partecipanti alla UK Biobank, monitorati tramite actigrafia per sette giorni, con un’età media di 63 anni e di cui il 57% era di sesso femminile. I risultati indicano che pisolini più lunghi, con una maggiore variabilità nella durata del pisolino e una percentuale più alta di pisolini effettuati a metà giornata e nel primo pomeriggio, sono associati a un aumento significativo del rischio di mortalità, anche dopo aver corretto per fattori come demografia, indice di massa corporea, fumo, consumo di alcol e durata del sonno notturno. La durata media del pisolino era di 0,40 ore al giorno, con il 34% dei pisolini tra le 9:00 e le 11:00 e una distribuzione variabile nelle altre fasce orarie tra le 9:00 e le 19:00. Gli autori sottolineano che, contrariamente alle raccomandazioni dell’American Academy of Sleep Medicine, che consigliano riposini di 20 e 30 minuti nel primo pomeriggio, i risultati mostrano rischi associati ai pisolini a mezzogiorno e nel primo pomeriggio, aprendo la strada a ulteriori ricerche su questo aspetto. Lo studio evidenzia inoltre l’importanza di considerare i comportamenti del sonno diurno nella stratificazione del rischio di mortalità negli adulti. Tra le limitazioni, si segnala che l’actigrafia rileva il movimento ma non l’attività cerebrale, quindi la veglia tranquilla potrebbe essere stata classificata come sonno, e la definizione di pisolino come sonno tra le 9:00 e le 19:00 potrebbe aver incluso episodi di sonno notturno, influenzando la precisione delle misurazioni. Durante il follow-up, durato fino a 11 anni, sono deceduti 5.189 partecipanti, 6,0%. Lo studio, sostenuto dall’Alzheimer’s Association e dalla Fondazione AASM, suggerisce che l’integrazione delle valutazioni del sonno diurno nelle pratiche cliniche potrebbe migliorare l’identificazione precoce dei rischi e favorire interventi personalizzati per promuovere la longevità. (30Science.com)

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