Roma – L’attività umana è in grado di ridurre la biodiversità delle specie vegetali fino a centinaia di chilometri di distanza. È quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Tartu, Estonia, e pubblicato su Nature. Gli ecosistemi naturali comprendono gruppi di specie capaci di vivere nelle condizioni specifiche di un sistema biologico. Tuttavia, se visitiamo un’area naturale specifica, potrebbe accadere di non trovare tutte le specie in grado di viverci. La percentuale di specie che potrebbero vivere in un luogo specifico ma non lo fanno è nota come diversità oscura. Ed è proprio studiando la diversità oscura che gli autori del nuovo studio sono giunti alle loro conclusioni. La ricerca è stata condotta nell’ambito della rete internazionale DarkDivNet e si è concentrata su quasi 5.500 località in 119 regioni in tutto il mondo. In ogni località studiata, i team di ricerca hanno analizzato tutte le specie vegetali presenti in diversi habitat per identificare la diversità oscura. Questa metodologia innovativa per lo studio della biodiversità ha permesso di stimare la potenziale diversità vegetale in ciascun sito di studio e di confrontarla con le piante effettivamente presenti. I risultati rivelano un effetto finora sconosciuto delle attività umane sulla biodiversità. Nelle regioni con scarso impatto umano, gli habitat naturali contengono in media un terzo delle specie potenziali, principalmente perché non tutte le specie possono diffondersi naturalmente nell’area. Al contrario, nelle regioni con un elevato impatto umano, gli habitat tendono a includere solo un quinto delle specie potenziali. Gli autori hanno sottolineato che i risultati “sono allarmanti perché mostrano che il disturbo umano esercita un impatto molto maggiore di quanto inizialmente pensato, raggiungendo anche aree protette lontane dalla fonte dell’impatto umano. Inquinamento, deforestazione, pascolo eccessivo e incendi boschivi possono escludere specie vegetali dai loro habitat naturali, impedendone la ricolonizzazione”. I ricercatori hanno inoltre sottolineato che “l’influenza negativa dell’attività umana era meno pronunciata quando almeno un terzo della superficie di una regione rimaneva ben preservato, il che supporta l’obiettivo globale di proteggere il 30 per cento della superficie del pianeta”.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla
L’attività umana riduce la biodiversità delle piante a centinaia di chilometri di distanza
(16 Maggio 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla