Gianmarco Pondrano d'Altavilla

ONU, ecco i cinque passi per un mondo davvero sostenibile

(10 Aprile 2025)

Roma – Ripensare il ciclo dei rifiuti, riconsiderare le responsabilità ambientali, riallineare le attività umane con la natura, pensare in termini di lungo periodo e mettere al centro la salute del pianeta rispetto ai guadagni economici: sono i cinque passi che il mondo deve intraprendere per salvarsi dal disastro ambientale. Questo secondo un nuovo rapporto sui rischi di catastrofi interconnessi, intitolato “Turning Over a New Leaf” e pubblicato dall’Istituto per l’ambiente e la sicurezza umana ( UNU-EHS ) dell’Università delle Nazioni Unite. “La società è a un bivio”, afferma il Prof. Shen Xiaomeng, Direttore dell’UNU-EHS. “Per anni, gli scienziati ci hanno messo in guardia sui danni che stiamo arrecando al nostro pianeta e su come fermarli. Ma non stiamo intraprendendo azioni significative. Sappiamo che il cambiamento climatico sta peggiorando, eppure il consumo di combustibili fossili continua a raggiungere livelli record. Abbiamo già una crisi dei rifiuti, eppure si prevede che i rifiuti domestici raddoppieranno entro il 2050. Di volta in volta, vediamo il pericolo che ci attende, eppure continuiamo ad avanzare verso di esso. In molti casi, vediamo l’abisso, sappiamo come tornare indietro, eppure continuiamo a camminare con fiducia verso di esso. Perché?” Per rispondere a questa domanda, il rapporto offre un’analisi più olistica di ciò che sta al centro delle azioni umane e di come si possa ottenere un vero cambiamento, e fornisce anche esempi concreti di cambiamenti positivi avvenuti in tutto il mondo che possono servire da modello e fonte di ispirazione. Nello specifico il rapporto sottolinea cinque aree di intervento sulle quali bisognerebbe concentrarsi: 1. Ripensare i rifiuti: il modello mondiale “prendi-produci-rifiuti” è insostenibile, generando 2 miliardi di tonnellate di rifiuti domestici all’anno, sufficienti a riempire una fila di container che avvolgono 25 volte l’equatore. Il rapporto invita a ripensare il concetto di “rifiuto” e a passare a un’economia circolare che dia priorità a durabilità, riparazione e riutilizzo. Kamikatsu, in Giappone, viene indicata come un modello di successo, una città che ha adottato strategie circolari come il compostaggio, l’upcycling, lo scambio di vestiti e la raccolta differenziata, raggiungendo un tasso di riciclo quattro volte superiore alla media giapponese; 2. Riallinearsi con la natura: l’umanità deve smettere di considerarsi separata e superiore alla natura. Gli esseri umani hanno tentato di controllare i processi naturali invece di coesistere con essi, ma secoli di sfruttamento hanno portato alla deforestazione, all’estinzione delle specie e al collasso degli ecosistemi. Distruggere la natura significa distruggere alcune delle risorse più preziose per la sopravvivenza umana, come l’aria e l’acqua pulite, il cibo o i materiali utilizzati per i ripari; 3. Riconsiderare la responsabilità: il mondo è una casa condivisa da oltre 8 miliardi di persone, ma risorse e opportunità sono distribuite in modo diseguale. Questa disparità si estende anche alle emissioni di gas serra e al modo in cui vengono percepiti gli impatti del cambiamento climatico. Le nazioni e gli individui più ricchi contribuiscono in modo sproporzionato alle emissioni, mentre i più poveri sopportano il peso dei disastri legati al clima; 4. Reinventare il futuro: la mentalità a breve termine – il problema del “presentismo” – domina il processo decisionale. Poiché la società tende a concentrarsi sul presente, spesso scarichiamo la responsabilità sulle generazioni future. Le persone che vivono oggi determinano le condizioni per i trilioni di persone che devono ancora nascere e, per molti aspetti, lasceremo alle generazioni future un mondo con più sfide anziché prepararle al successo; 5. Ridefinire il valore: il mondo sta diventando più ricco, con un PIL mondiale in crescita, ma una maggiore ricchezza globale non equivale a maggiore prosperità e benessere a livello globale. I benefici non sono condivisi equamente e la salute del pianeta è in declino. Il rapporto rivela uno squilibrio nei valori, dove il valore economico viene solitamente anteposto ad altri valori. “Il cambiamento può essere scomodo, ma tornare indietro non risolverà le sfide di un mondo in rapida evoluzione”, afferma la Dott.ssa Zita Sebesvari, un’altra autrice principale del rapporto. “Questo rapporto non si limita a evitare il disastro, ma si propone di liberarsi dalla mentalità di limitarsi a mitigare i danni. Ci limitiamo quando ci concentriamo solo sulla prevenzione del peggio, invece di impegnarci per il meglio. Affrontando le cause profonde dei problemi, promuovendo la cooperazione globale e credendo nel nostro potere collettivo, possiamo plasmare un mondo in cui le generazioni future non solo sopravvivono, ma prosperano. È tempo di pensare in modo nuovo e, in definitiva, di voltare pagina”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla