Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Un nuovo test identifica le colonie di api resistenti alle malattie

(2 Aprile 2025)

Roma – Grazie  a un innovativo test è ora possibile identificare le colonie di api più resistenti alle malattie così da permettere di ingrandirle e riprodurle, a vantaggio della produzione degli apicoltori e dell’impollinazione. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università del Vermont (UVM) e pubblicato su Frontiers in Bee Science. “Gli apicoltori stanno perdendo api a un ritmo che, a loro dire, è insostenibile”, afferma Samantha Alger, direttrice del Vermont Bee Lab presso l’UVM e autrice principale dello studio. “Negli anni ’80, gli apicoltori perdevano colonie nel 10-12 percento dei casi, ma ora la percentuale è del 30-50 percento”. Le popolazioni di api mellifere rimangono relativamente stabili – spiega la Alger – nonostante le pesanti perdite da malattie perché gli apicoltori sono bravi ad allevare nuove api. Ma questo avviene a scapito di tempo e risorse per gli apicoltori, oltre che con grande rischio per gli impollinatori autoctoni. I patogeni delle api mellifere infatti possono riversarsi nelle popolazioni di api selvatiche. Individuare colonie resistenti alle malattie e diffonderle è quindi essenziale tanto per l’economia di questo settore che per l’ambiente. A questo scopo il team della Alger ha utilizzato un test chiamato UBeeO – basato su feromoni sintetici che imitano le stesse sostanze chimiche emesse da una covata di api morente o malata – e ha valutato se permettesse di individuare colonie resistenti  a diverse malattie. Ne è emerso che il test UBeeO può identificare colonie resistenti a diversi parassiti e patogeni che possono decimare le popolazioni di api come Vairimorpha (noto a molti apicoltori come Nosema) e infezioni fungine. “UBeeO è noto per identificare colonie in grado di resistere meglio agli acari Varroa, ma non era stato utilizzato per esaminare altri parassiti o patogeni”, afferma la Alger. “Abbiamo scoperto che questo nuovo test potrebbe essere utilizzato per identificare colonie resistenti a questi altri fattori di stress”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla