Roma – L’ingestione di detriti di plastica sta provocando danni neurologici “scioccanti” ai pulcini della berta piedicarnicini (Ardenna carneipes), un uccello marino. È quanto emerge da uno studio guidato dall’ Università della Tasmania, Australia, e pubblicato su Science Advances. Gli uccelli marini e altre creature marine sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento da plastica. Scambiano i detriti di plastica che galleggiano nell’oceano per cibo. Gli autori della nuova ricerca hanno trovato segni di danni cerebrali simili a quelli da demenza, disfunzioni renali ed epatiche e rotture del rivestimento gastrico nei pulcini della berta, dovuti proprio all’ingestione di questi pezzi di plastica. “È stato assolutamente scioccante vedere questi segnali di demenza perché questi uccelli hanno meno di 100 giorni e vivono fino a 37 anni”, afferma il coautore dello studio Jack Rivers-Auty , docente presso l’Università della Tasmania.

I ricercatori hanno recuperato 403 pezzi di plastica da un singolo pulcino di berta nera di 90 giorni.
Credito: Justin Gilligan
“E stiamo parlando di una media di un cucchiaino e mezzo di plastica ritrovato nello stomaco”. Rivers-Auty e il suo team hanno utilizzato un approccio proteomico basato sulla spettrometria di massa per identificare i marcatori di malattia nel sangue di questi uccelli che ingeriscono plastica. Nel 2023, sull’isola australiana di Lord Howe, hanno identificato 31 pulcini di berta che erano comparabili nei loro attributi fisici, come peso e lunghezza delle ali e del becco. Sotto ogni aspetto, questi uccelli sembravano sani. Ma il contenuto del loro stomaco ha rivelato che una parte degli uccelli aveva ingerito quantità relativamente elevate di plastica mentre altri molta di meno. Confrontando i due gruppi, i ricercatori hanno trovato differenze significative nei livelli di 202 delle 745 proteine plasmatiche rilevate nel sangue degli uccelli. Ad esempio, nelle berte con più plastica, gli scienziati hanno trovato alti livelli di proteine intracellulari, tra cui gliceraldeide-3-fosfato deidrogenasi e lattato deidrogenasi. Questa scoperta ha suggerito che “la plastica stava inducendo le cellule a scoppiare”, dice Rivers-Auty, e che “tutte queste proteine che dovrebbero essere all’interno delle cellule ora erano all’esterno”. Il suo team ha anche trovato bassi livelli di albumina, una proteina prodotta dal fegato, nel sangue degli uccelli con più plastica nello stomaco. I bassi livelli potrebbero indicare una disfunzione epatica o renale. Questi uccelli avevano anche livelli significativamente ridotti di una proteina chiamata fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), che svolge un ruolo chiave nella crescita, sopravvivenza e funzionamento dei neuroni e influenza la memoria e l’apprendimento. Da giovani gli uccelli, “devono codificare mentalmente dove si trova la loro isola, dove si trova la loro tana e ricordarsene per 5 anni mentre vanno a pescare al largo della costa del Giappone per poi tornare”, dice Rivers-Auty. “In queste condizioni invece potrebbero dimenticarsene”. Un calo nei livelli di BDNF potrebbe anche compromettere la capacità degli uccelli di distinguere i canti degli altri esemplari della stessa specie, suggerisce il team. Per ora, non è chiaro se questi pulcini di berta rimangano colpiti da adulti. Ma i ricercatori stanno analizzando il sangue di altre berte adulte nella stessa colonia per valutare gli effetti dell’esposizione alla plastica. (30Science.com)