Roma – Il cambiamento climatico rischia di compromettere drasticamente la capacità del Golfo del Bengala di sostenere un elemento fondamentale per l’approvvigionamento alimentare della regione: la vita marina. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università dell’Arizona e pubblicato su Nature Geoscience. Per giungere alle loro conclusioni, gli scienziati hanno esaminato come il monsone, che porta forti piogge nel subcontinente indiano, abbia influenzato la produttività marina del Golfo del Bengala negli ultimi 22.000 anni. Sebbene il Golfo del Bengala copra meno dell’1 per cento dell’oceano globale, fornisce quasi l’8 per cento della produzione ittica mondiale. Le sue acque costiere ospitano regioni densamente popolate che dipendono fortemente dalle risorse marine per l’alimentazione e il sostentamento. “Milioni di persone che vivono lungo il Golfo del Bengala dipendono dal mare per le proteine, in particolare dalla pesca”, ha affermato Yair Rosenthal, Professore Emerito presso il Dipartimento di Scienze Marine e Costiere e il Dipartimento di Scienze della Terra e dei Pianeti della Rutgers University e autore dello studio. “La produttività di queste acque – la capacità dell’oceano di supportare la crescita del plancton – è il fondamento della rete alimentare marina. Se la produttività dell’oceano diminuisce, ciò avrà un impatto significativo sull’ecosistema, riducendo in ultima analisi gli stock ittici e minacciando la sicurezza alimentare delle comunità costiere”. Il monsone è essenziale per l’approvvigionamento di acqua dolce nella regione, ma i ricercatori hanno scoperto che, nel corso dei secoli, periodi monsonici sia estremamente forti che estremamente deboli hanno causato una significativa perturbazione: una riduzione del 50 per cento del cibo disponibile per la vita marina in superficie. Ciò si è verificato perché queste condizioni estreme hanno inibito la miscelazione tra le zone profonde e superficiali dell’oceano, impedendo ai nutrienti di raggiungere la regione superiore dove prospera la vita marina. Poiché il cambiamento climatico dovrebbe rendere i monsoni più intensi e variabili, e poiché tali eventi estremi provocheranno la stratificazione degli strati oceanici, la riserva alimentare prodotta dal Golfo del Bengala potrebbe essere minacciata, affermano i ricercatori. Per comprendere come il monsone estivo indiano e la produttività degli oceani siano cambiati nel tempo, gli scienziati hanno studiato i gusci fossili dei foraminiferi, minuscoli plancton unicellulari che vivono nell’oceano e costruiscono gusci di carbonato di calcio. I gusci conservano informazioni sull’ambiente in cui sono cresciuti, agendo come registratori naturali delle condizioni oceaniche e climatiche del passato. “Analizzandone la composizione chimica e monitorando l’abbondanza di alcune tipologie che prosperano in acque produttive, abbiamo ricostruito i cambiamenti a lungo termine nelle precipitazioni, nelle temperature oceaniche e nella vita marina nel Golfo del Bengala”, ha affermato il geoscienziato Kaustubh Thirumalai, professore presso l’Università dell’Arizona e autore principale dello studio. “Insieme, questi segnali chimici ci hanno aiutato a capire come le condizioni monsoniche e oceaniche abbiano risposto ai cambiamenti climatici globali negli ultimi 22.000 anni”. I sedimenti analizzati sono stati recuperati dal fondale marino dagli scienziati a bordo della nave di ricerca JOIDES Resolution, finanziata dalla National Science Foundation, nell’ambito del programma International Ocean Discovery . I ricercatori hanno scoperto che la produttività delle acque del Golfo del Bengala crollava durante periodi di monsoni molto deboli, come l’Heinrich Stadial 1, e di monsoni molto forti, come quelli dell’Olocene inferiore. Il periodo noto come Heinrich Stadial 1, un periodo significativamente freddo, si verificò tra 17.500 e 15.500 anni fa. L’Olocene inferiore, un periodo caratterizzato da un rapido riscaldamento e dall’innalzamento del livello del mare a causa dello scioglimento dei ghiacciai, si verificò tra circa 10.500 e 9.500 anni fa. La quantità di precipitazioni monsoniche controlla il volume di deflusso fluviale nel Golfo del Bengala. L’acqua dolce modifica significativamente le condizioni oceanografiche e influenza il ciclo alimentare di pesci e plancton. Quando le piogge monsoniche sono troppo intense, uno strato di acqua dolce può ricoprire la superficie dell’oceano, bloccando l’afflusso di nutrienti dal basso. Senza nutrienti, la crescita del plancton diminuisce e, con esso, l’intera catena alimentare, pesci compresi. I monsoni più deboli inoltre inibiscono l’apporto di nutrienti riducendo la circolazione oceanica e il rimescolamento causato dal vento. Confrontando i modelli antichi con i dati oceanici moderni e le proiezioni dei modelli, i ricercatori hanno scoperto un parallelo inquietante: gli scenari futuri prevedono acque superficiali più calde e un deflusso di acqua dolce più intenso, condizioni che corrispondono a intervalli passati in cui la produttività marina è diminuita drasticamente. Ad aggravare il rischio, i venti futuri potrebbero non essere abbastanza forti da contrastare la stratificazione che inibisce la miscelazione. “La relazione tra monsoni e biologia oceanica che abbiamo scoperto nel Golfo del Bengala ci fornisce prove concrete di come gli ecosistemi marini abbiano reagito al riscaldamento globale e ai cambiamenti dei monsoni, e potrebbero farlo anche in futuro”, ha affermato Rosenthal. “Queste informazioni possono contribuire ad affinare le proiezioni e a orientare la gestione sostenibile della pesca e delle risorse costiere, in vista dell’accelerazione degli impatti del cambiamento climatico”.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Il climate change minaccia il golfo del Bengala e la catena alimentare di milioni di persone
(29 Aprile 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla