Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Climate change, Bangladesh, le megatempeste diventeranno sempre più comuni

(14 Aprile 2025)

Roma –  La frequenza delle megatempeste seguite da tremende mareggiate aumenterà di dieci volte in Bangladesh nei prossimi anni a causa del cambiamento climatico. E´ quanto emerge da un nuovo studio guidato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e pubblicato su One Earth. Secondo gli autori le megatempeste nel Paese asiatico che un tempo si verificavano ogni 100 potranno arrivare a verificarsi anche solo ogni 10 anni. Il Bangladesh è uno dei paesi più densamente popolati al mondo, con oltre 171 milioni di persone che vivono in una regione grande all’incirca quanto lo stato di New York. Il paese è stato storicamente vulnerabile ai cicloni tropicali, poiché si trova su un delta di bassa quota, facilmente inondato dalle tempeste e soggetto a un monsone stagionale. Alcune delle inondazioni più distruttive al mondo si sono verificate in Bangladesh, dove la ripresa delle economie agricole è diventata sempre più difficile. Lo studio rileva inoltre che il Bangladesh probabilmente sarà interessato da cicloni tropicali che si sovrapporranno alla stagione monsonica, che dura diversi mesi. Finora, cicloni e monsoni si sono verificati in periodi diversi durante l’anno. Ma con il riscaldamento globale, i modelli degli scienziati mostrano che i cicloni si spingeranno fino alla stagione monsonica, causando alluvioni consecutive in tutto il Paese. “Il Bangladesh è molto attivo nella preparazione ai rischi e ai pericoli climatici, ma il problema è che tutto ciò che stanno facendo si basa più o meno su ciò che stanno osservando nel clima attuale”, afferma Sai Ravela, coautore dello studio e ricercatore principale presso il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Atmosfera e dei Pianeti (EAPS) del MIT. “Stiamo assistendo a un aumento di quasi dieci volte della frequenza di maree distruttive quasi ovunque in Bangladesh. Questo non può essere ignorato. Quindi, pensiamo che sia giunto il momento di dire che devono fermarsi e riconsiderare il modo in cui si proteggono da queste tempeste”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla