Roma – Le città dei Paesi a basso e medio reddito, LMIC, rappresentano un laboratorio fondamentale per comprendere e migliorare l’accesso e la qualità dell’assistenza sanitaria primaria. Lo rivela una ricerca guidata dall’Università di Birmingham, svolta con il supporto del National Institute for Health and Care Research, NIHR, pubblicata su Lancet Global Health. I ricercatori hanno condotto una serie di studi che analizzano in profondità il funzionamento e le criticità dei sistemi sanitari urbani nei LMIC. Secondo i risultati, la maggior parte degli abitanti urbani nei LMIC può raggiungere una clinica di assistenza primaria entro 30-40 minuti, anche nelle aree informali e negli slum. Nonostante l’accessibilità, la qualità media dei servizi rimane bassa. Le carenze riguardano diagnosi, trattamenti e gestione delle condizioni croniche, con frequenti mancanze di farmaci e personale poco formato. I pazienti spesso evitano le cliniche più vicine e meno costose, preferendo strutture percepite come di qualità superiore, anche se ciò comporta spostamenti più lunghi e costi maggiori. Questo fenomeno, noto come “bypassing”, riflette la ricerca di una migliore “qualità percepita”. Sebbene la maggior parte delle persone sostenga spese vive contenute, una minoranza significativa affronta costi sanitari catastrofici, soprattutto quando ricorre a strutture private o più distanti. Le popolazioni più vulnerabili, come quelle residenti nelle periferie urbane o negli slum, sono maggiormente esposte a rischi di esclusione e a una qualità ancora più bassa dei servizi. Gli autori propongono una serie di interventi sistemici per rimodellare il mercato dell’assistenza sanitaria primaria nelle città dei LMIC, come investire strategicamente nelle strutture pubbliche per stimolare miglioramenti in tutto il settore, eliminando i fornitori di bassa qualità e promuovendo standard più elevati; rafforzare la regolamentazione e la governance, sia nel settore pubblico che in quello privato, per garantire trasparenza, responsabilità e qualità; integrare l’assistenza clinica con operatori sanitari di comunità, seguendo modelli di successo come quello brasiliano, per garantire una copertura più equa e completa; fornire formazione continua agli operatori sanitari per mantenere elevati standard di cura; potenziare l’alfabetizzazione sanitaria e il coinvolgimento delle comunità per stimolare una domanda informata di servizi di qualità; eliminare le tariffe utente e introdurre voucher per migliorare l’accesso, soprattutto per le fasce più vulnerabili. Gli studi sottolineano che le strategie efficaci nei contesti rurali non sono automaticamente trasferibili alle realtà urbane, dove la competizione tra fornitori pubblici e privati, la diversità di offerta e la densità di popolazione creano dinamiche uniche. Per migliorare la qualità e l’equità dei servizi, i responsabili politici devono bilanciare l’espansione del settore pubblico con sussidi mirati all’assistenza privata, senza trascurare la regolamentazione e il coinvolgimento delle comunità. Persistono lacune nella ricerca, in particolare riguardo alle popolazioni emarginate e alle aree periferiche delle città, che richiedono ulteriori studi e interventi mirati. Le città del Sud del mondo, con la loro complessità e densità, rappresentano una chiave cruciale per sbloccare soluzioni innovative e sostenibili nell’assistenza sanitaria primaria. Investire nella qualità, nella regolamentazione e nell’integrazione dei servizi urbani è essenziale per raggiungere una copertura sanitaria universale equa ed efficace nei Paesi a basso e medio reddito.(30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Le città a basso e medio reddito sono la chiave per sbloccare le soluzioni sanitarie
(28 Aprile 2025)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.