Lucrezia Parpaglioni

I topi sono più motivati ​​ad aiutare i loro amici

(28 Aprile 2025)

Roma –   I topi sono più motivati ad aiutare i compagni che si trovano in situazioni di difficoltà se hanno stabilito con loro un legame sociale positivo. Lo rivela uno studio condotto da Inbal Ben-Ami Bartal e colleghi dell’Università di Tel Aviv, pubblicato su JNeurosci. Nel test sperimentale, ai ratti veniva data la possibilità di liberare un compagno intrappolato in un dispositivo di contenimento. I risultati hanno mostrato che i ratti erano significativamente più propensi ad aiutare i membri del proprio gruppo sociale, “ingroup”, rispetto a ratti di un gruppo estraneo, “outgroup”. L’attività cerebrale registrata ha evidenziato un coinvolgimento maggiore nelle aree associate all’empatia e alla motivazione, in particolare nel nucleo accumbens, una regione chiave del circuito della ricompensa, che mostrava un’attivazione correlata al comportamento prosociale. Inoltre, i ratti più disponibili ad aiutare presentavano una maggiore espressione del recettore dell’ossitocina in queste regioni cerebrali motivazionali. L’inibizione della segnalazione dell’ossitocina riduceva la propensione all’aiuto e la cordialità tra i ratti, suggerendo che l’ossitocina supporta l’attaccamento sociale e quindi la motivazione a comportamenti altruistici. I risultati indicano che la motivazione ad aiutare nei ratti è guidata non solo dalla percezione del disagio altrui, ma soprattutto dal legame sociale e dalla cura verso i conspecifici, mediata da circuiti cerebrali della ricompensa e modulata dall’ossitocina. Tale meccanismo offre un modello prezioso per comprendere le basi neurali dell’altruismo e della prosocialità anche negli esseri umani. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.