Roma – I più recenti video deepfake possono riprodurre anche la frequenza di un battito cardiaco, riproducendo micro-variazioni del volto in modo ancora più realistico. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Imaging, condotto dagli scienziati dell’Università di Humboldt di Berlino. Il team, guidato da Peter Eisert, ha evidenziato che le tecnologie di intelligenza artificiale sono sempre più abili nell’imitazione di personaggi attraverso video realistici. Il deepfake, spiegano gli esperti, è una tecnica per la sintesi dell’immagine umana fondata sull’intelligenza artificiale, usata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video o immagini originali con una tecnica di apprendimento automatico. “Abbiamo mostrato per la prima volta – riporta Eisert – che queste tecnologie di alta qualità hanno acquisito la capacità di presentare battito cardiaco realistico, e minuscoli cambiamenti nel colore del video. Sta diventando sempre più difficile distinguerli dalle controparti reali”. I creatori di deepfake usano il deep learning per manipolare video e file audio: il risultato è un filmato ultra-realistico. Sebbene possano rappresentare un rischio per la sicurezza, queste manipolazioni non vengono necessariamente realizzate per scopi truffaldini. L’analisi della trasmissione della luce attraverso la pelle e i vasi sanguigni sottostanti è da tempo indispensabile in medicina, ad esempio nei pulsossimetri. La sua controparte digitale, la cosiddetta fotopletismografia remota (rPPP), è un metodo emergente nella telemedicina, che utilizza webcam per stimare i parametri vitali. Negli ultimi anni, la rPPP può è stata utilizzata per i rilevatori di deepfake. Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno codificato un rilevatore di deepfake all’avanguardia che estrae e analizza automaticamente la frequenza cardiaca dai video. Utilizzando metodi innovativi per compensare il movimento e rimuovere il rumore, il programma può lavorare su video input di soli 10 secondi. Durante le riprese, un ECG ha monitorato il battito cardiaco dei protagonisti, il che ha permesso ai ricercatori di confermare l’elevata accuratezza delle misurazioni rPPP effettuate dal loro nuovo rilevatore. Questo approccio ha rivelato una discrepanza di soli due o tre battiti al minuto tra le stime della fotopletismografia e la frequenza reale. Successivamente, il gruppo di ricerca ha realizzato dei video con recenti metodi di deepfake. “I video – commenta Eisert – presentavano piccole variazioni nel tono della pelle, trasferite dal video originale, e, sorprendentemente, un battito cardiaco”. Nonostante il livello impressionante di accuratezza di queste riproduzioni, gli autori sostengono che i rilevatori di deepfake potrebbero comunque individuare i video non reali. “I nostri esperimenti – conclude Eisert – hanno dimostrato che gli attuali deepfake non mostrano variazioni fisiologicamente realistiche nel flusso sanguigno nello spazio e nel tempo all’interno del viso. La prossima generazione di rilevatori di deepfake dovrebbe sfruttare questa limitazione”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
I deepfake ora hanno anche il battito cardiaco realistico
(30 Aprile 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).