Roma – La longevità dei coccodrilli e la loro capacità di sopravvivere in condizioni difficili è associata alla loro estrema adattabilità. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Palaeontology, condotto dagli scienziati dell’Università dell’Oklahoma Centrale e dell’Università dello Utah. Il team, guidato da Keegan Melstrom, ha analizzato denti e crani di 99 specie estinte e 20 specie viventi di coccodrilli, per ricostruirne l’ecologia alimentare attraverso un dataset fossile che abbraccia 230 milioni di anni di storia evolutiva. Generalmente, affermano gli esperti, si tende a pensare ai coccodrilli come dei fossili viventi, perché sono sopravvissuti a ben due estinzioni di massa e sono sulla Terra da moltissimo tempo. Capire le motivazioni alla base della loro resilienza potrebbe aiutare gli ambientalisti a proteggere meglio le specie più vulnerabili del pianeta. In effetti, sostengono gli scienziati, la storia evolutiva di questi animali racconta una storia diversa. I coccodrilli fanno parte di una stirpe presente sul pianeta da oltre 230 milioni di anni, che comprende gli animali in vita e numerosi lignaggi estinti. Gli autori hanno scoperto che questi animali conducono uno stile di vita straordinariamente flessibile, sia per quanto riguarda l’alimentazione che l’habitat in cui prosperano.
- I denti di questo cranio fossile di Borealosuchus sono tipici del sorriso smagliante dei predatori generalisti semi-acquatici sopravvissuti all’estinzione di massa della fine del Cretaceo. Credito Jack Rodgers/Museo di storia naturale dello Utah
- Crani di Araripesuchus gomesii (a sinistra), un predatore terrestre del Cretaceo superiore e di Cricosaurus suevicus (a destra), un predatore acquatico del Giurassico superiore. Credito Università dell’Oklahoma Centrale
- Circa 215 milioni di anni fa, in quella che oggi è l’Argentina nordoccidentale, il coccodrillo terrestre Hemiprotosuchus leali si prepara a divorare il suo primo parente mammifero Chaliminia musteloides. Credito Jorge González
“Molti gruppi strettamente imparentati con i coccodrilli e gli alligatori – afferma Melstrom – erano più diversificati, ma sono tutti scomparsi. Nel corso della storia, si sono verificate cinque estinzioni di massa. Il declino dell’habitat e le attività umane stanno contribuendo al sesto fenomeno di estinzione di massa. Capire quali tratti favoriscano la sopravvivenza in caso di cambiamenti planetari potrebbe aiutarci a proteggere meglio le specie vulnerabili”. Nell’ambito dell’indagine, gli scienziati hanno ricostruito l’ecologia alimentare dei coccodrilli alla ricerca dei fattori che hanno aiutato alcuni gruppi a prosperare nonostante le difficili condizioni ambientali che hanno portato alle estinzioni di massa del Triassico e del Cretaceo, rispettivamente 201,4 e 66 milioni di anni fa. “I coccodrilli moderni – spiega Randy Irmis, altra firma dell’articolo – si nutrono di una grande varietà di specie, dai girini agli insetti ai crostacei, fino a pesci, cervi e altri coccodrilli. Eppure, lo stile di vita uniforme degli esemplari attuali maschera un’enorme diversità di ecologie alimentari. Dopo il Triassico, i coccodrilli hanno sviluppato un numero enorme di ruoli ecologici durante l’epoca dei dinosauri”. Durante il Cretaceo superiore, però, le linee evolutive specializzate in diverse ecologie iniziarono a scomparire. Le 26 specie di coccodrilli viventi oggi riguardano prevalentemente generalisti semiacquatici. “Quando vediamo coccodrilli e alligatori – conclude Irmis – possiamo osservare il risultato di oltre 200 milioni di anni di evoluzione. I coccodrilli sono equipaggiati per sopravvivere a molti cambiamenti futuri, se siamo disposti a contribuire alla preservazione dei loro habitat”.(30Science.com)