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Rezza, trattato pandemico un passo avanti ma senza Usa rischia di essere debole

(17 Aprile 2025)

Roma – “Viene da chiedersi quanto possa reggere un accordo globale che non preveda la partecipazione degli Stati Uniti, un paese leader per ricerca e innovazione”. Per Giovanni Rezza, Prof. Di Igiene e Sanità Pubblica, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano il nuovo Trattato sulle Pandemie approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è un passo in avanti che presenta però diverse criticità. “L’accordo di massima raggiunto dall’OMS sul Trattato Pandemico (in discussione da anni) – ha spiegato Rezza  – segna, secondo il Direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus, una svolta epocale nel contrasto alle minacce pandemiche. Aldilà dei toni trionfalistici, l’accordo – che si aggiunge alle intese precedentemente raggiunte sul Regolamento Sanitario Internazionale – va esaminato con attenzione nei suoi aspetti positivi ma anche nei suoi possibili limiti. Nelle sue intenzioni iniziali, il progetto era molto ambizioso, ma strada facendo l’OMS è stata costretta a ridimensionare il suo ruolo-guida, in quanto la maggior parte dei paesi membri non hanno mostrato alcuna intenzione di rinunciare alla propria sovranità per quanto riguarda le decisioni relative all’adozione di misure restrittive, “dai lockdown agli obblighi vaccinali”. Restano, naturalmente, molte enunciazioni di buon senso, dal rafforzamento dei sistemi di sorveglianza in un’ottica One Health al miglioramento delle capacità di ricerca geograficamente diversificate, al trasferimento tecnologico, e a meccanismi finanziari di coordinamento, fino al rafforzamento della preparazione e della resilienza dei sistemi sanitari”. “Ma il nodo cruciale – continua Rezza – resta quello dei PABS (Pathogen Access and Benefit Sharing System), che prevede in pratica l’accesso da parte dell’OMD al 20% della produzione di prodotti quali diagnostici, farmaci e vaccini, e dispositivi di protezione individuale in cambio dell’accesso a materiale biologico (e sequenze genomiche) relative a patogeni a potenziale pandemico. Ma la definizione dei meccanismi relativi a quello che sembra essere l’aspetto più concreto dell’intero trattato è ancora da venire, e un accordo dovrebbe esser raggiunto durante l’Assemblea Mondiale della Sanità che si terrà a maggio a Ginevra. Certo, viene da chiedersi quanto possa reggere un accordo “globale” che non preveda la partecipazione degli Stati Uniti, un paese leader per ricerca e innovazione. Insomma, per quanto la bozza d’accordo possa rappresentare una spinta alla collaborazione internazionale contro le pandemie, il passaggio dall’enunciazione di principi ad azioni concrete è un aspetto tutto da verificare”. (30Science.com)

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