Valentina Di Paola

Primo parto da una fecondazione gestita “in smart” da remoto

(10 Aprile 2025)

Roma –  È nato in salute il primo bambino al mondo concepito con un sistema di iniezione intracitoplasmatica del liquido seminale (ICSI) completamente automatizzato e controllato digitalmente. A descrivere il caso uno studio, pubblicato sulla rivista Reproductive Biomedicine Online, condotto dagli scienziati di Conceivable Life Sciences di New York e Guadalajara, Messico. Il team, guidato da Jacques Cohen, Alejandro Chavez-Badiola e Gerardo Mendizabal-Ruiz, ha riportato i risultati di una gravidanza avviata attraverso l’ICSI gestito dall’intelligenza artificiale con l’assistenza di un operatore in remoto. Sviluppato negli anni ’90, questo metodo è ora di routine per la fecondazione assistita, e prevede l’iniezione di un singolo spermatozoo all’interno di un ovulo maturo. Il trattamento è stato fornito sotto la supervisione del comitato di revisione presso Hope IVF Mexico (Guadalajara) come parte di un’indagine pilota su vari processi di automazione nel laboratorio di fertilità. Il sistema è stato ideato come una postazione di lavoro che automatizza ciascuno dei 23 passaggi della procedura ICSI standard. La procedura è stata eseguita in modo indipendente con il controllo dell’intelligenza artificiale e di un operatore remoto. Attualmente, tutte le procedure ICSI del mondo sono eseguite manualmente da embriologi qualificati, ma le prestazioni possono variare significativamente tra gli individui.

Qui sopra è riportato ciò che l’embriologo vede attraverso il microscopio durante l’esecuzione di una ICSI manuale di routine: due microutensili e un ovulo maturo.
Di seguito è riportato ciò che gli autori vedono durante l’esecuzione di un’ICSI automatizzata a controllo remoto: due microutensili, un ovulo maturo e controlli digitali per eseguire tutte le fasi dell’ICSI a distanza. Nella parte inferiore dello schermo sono presenti i pulsanti per le fasi autonome. A sinistra e a destra sono presenti i controlli digitali da utilizzare in caso di errore in una fase autonoma. L’embriologo può trovarsi a un metro di distanza utilizzando un computer di laboratorio o a molti chilometri di distanza utilizzando un computer di casa.
Credito
Scienze della vita concepibili

“L’automazione del processo ICSI – afferma Cohen – rappresenta una soluzione trasformativa che promette di migliorare la precisione, migliorare l’efficienza e garantire risultati coerenti. Ciò potrebbe migliorare la sopravvivenza dell’ovulo, ottimizzando i tempi e facilitando la fecondazione”. Nell’ambito di questo lavoro, l’intelligenza artificiale ha posizionato lo spermatozoo nella pipetta di iniezione e ha diretto la microiniezione all’interno dell’ovulo. “Il livello di accuratezza garantito dall’IA – osserva Mendizabal-Ruiz – è nettamente superiore alle capacità umane”. La gravidanza è stata portata avanti da una donna di 40 anni che si era già sottoposta a un processo di fecondazione in vitro, che però non aveva portato a un embrione. Il sistema automatizzato è stato impostato in loco, ma in seguito operatori remoti, nella clinica di Guadalajara e a New York, hanno impartito comandi tramite un’interfaccia digitale per eseguire ciascuno dei 23 passaggi di microiniezione per ogni ovulo (un totale di 115 passaggi). Nel complesso, l’intera procedura ha richiesto una media di 9 minuti e 56 secondi per ovulo, a fronte dei 10-15 minuti necessari con i metodi standard. “Prevediamo di ridurre significativamente questo arco di tempo – sottolinea Mendizabal-Ruiz – nel sistema automatizzato, quattro dei cinque ovuli iniettati hanno raggiunto fecondazione normale. Un embrione di alta qualità che è progredito fino allo stadio di blastocisti in coltura era stato fecondato con il sistema automatizzato sotto controllo remoto a New York, a 3700 km di distanza”. Il bimbo, un maschio, è nato in salute, riportano gli scienziati, dopo una gestazione normale. “La validità di questo sistema – conclude Chavez-Badiola – in un’applicazione di trattamento più ampia dipenderà dalla sua prestazione in una coorte più ampia. I risultati preliminari, però, sono molto promettenti”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).