Roma – L’enzima dual leucine-zipper kinase (DLK) svolge un ruolo chiave nella perdita neuronale dovuta a danni associati a malattie neurodegenerative. Lo evidenzia uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati della Lewis Katz School of Medicine presso la Temple University. Il team, guidato da Gareth Thomas, ha trattato neuroni coltivati con un inibitore DLK, per individuare l’approccio più efficace per bloccare l’enzima. I ricercatori hanno provato a identificare diversi composti capaci di alterare la posizione della DLK nelle cellule, valutando oltre 28mila composti, individuandone due in particolare che proteggono i neuroni dai danni causati dall’enzima. Le condizioni neurodegenerative, come la malattia di Parkinson e di Alzheimer, comportano una progressiva perdita neuronale dovuta a danni indotti dalla malattia. L’enzima noto come dual leucine-zipper kinase (DLK), svolge un ruolo chiave in questo processo, comunicando ai neuroni danneggiati o malati quando dovrebbero ridurre le perdite e autodistruggersi. Pertanto, risparmiare i neuroni dalla DLK potrebbe rallentare la progressione della malattia. I tentativi passati di inibire l’azione del DLK nei pazienti umani erano associati a effetti collaterali inaspettati che colpiscono il sistema nervoso. “Questo lavoro – sottolinea Amy J. Goldberg, altra firma dell’articolo – evidenzia un modo più preciso per proteggere i neuroni. Quando gli assoni vengono danneggiati, DLK invia segnali dal sito di lesione nell’assone al nucleo del neurone, che innesca il processo di autodistruzione. Precedenti tentativi di bloccare completamente l’attività enzimatica del DLK hanno causato lo sviluppo di una grave neuropatia sensoriale nei pazienti”. I due composti individuati dal team hanno invece protetto i neuroni coltivati dalla degenerazione, ma hanno anche ridotto la segnalazione DLK nei modelli animali. “I nostri risultati – commenta Thomas – rivelano un modo nuovo ed entusiasmante per bloccare i segnali dipendenti da DLK. I prossimi passi prevedono la collaborazione con chimici farmaceutici per rendere i composti più potenti e ancora più specifici, così da ridurre al minimo gli effetti indesiderati. Anche gli attuali composti devono essere resi più stabili se vogliamo andare avanti e svilupparli come farmaci. Ci auguriamo che spostare questa classe di composti verso la clinica possa produrre una terapia preziosa per i pazienti in futuro”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Nuovo approccio per impedire degenerazione dei neuroni
(4 Aprile 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).