Roma – Fornite nuove intuizioni sulle origini della coscienza, che mettono alla prova due teorie scientifiche concorrenti: la Teoria dell’Informazione Integrata, IIT, e la Teoria dello Spazio di Lavoro Neuronale Globale, GNWT. Lo rivela lo studio guidato da Christof Koch, ricercatore presso l’Allen Institute, e Anil Seth, professore di neuroscienze cognitive e computazionali all’Università del Sussex, pubblicato sulla rivista Nature, dopo sette anni di ricerca. L’IIT suggerisce che la coscienza emerge quando le informazioni all’interno di un sistema, come il cervello, sono altamente connesse e unificate, finché l’informazione viene percepita coscientemente, agendo come un tutt’uno. D’altra parte, la GNWT suggerisce che una rete di aree cerebrali metterà in luce importanti informazioni nel cervello, portandole in primo piano nella mente, diffondendole ampiamente nel momento in cui entrano nella coscienza, e questo produce un’esperienza cosciente. Nel tentativo di teste queste teorie, i ricercatori hanno condotto un esperimento che ha coinvolto 256 soggetti umani e ha utilizzato tre diverse tecniche di misurazione cerebrale per monitorare l’attività durante la presentazione di stimoli visivi. I risultati indicano una connessione funzionale tra le aree visive precoci e le aree frontali del cervello, suggerendo che la coscienza sia più strettamente legata all’elaborazione sensoriale e alla percezione piuttosto che alla corteccia prefrontale, tradizionalmente associata al ragionamento e alla pianificazione. In altre parole, la coscienza riguarda l’essere, mentre l’intelligenza riguarda il fare. Nessuna delle due teorie esaminate è risultata completamente confermata o smentita: l’IIT non ha trovato sufficienti connessioni durature nella parte posteriore del cervello, mentre la GNWT non ha ottenuto prove definitive per la predominanza della corteccia prefrontale nella coscienza. Tuttavia, lo studio ha fornito importanti informazioni su dove e quando nel cervello le informazioni visive possono essere decodificate, aprendo nuove prospettive per la comprensione della coscienza e per la diagnosi di disturbi come il coma o gli stati vegetativi, in cui la “coscienza occulta” potrebbe essere rilevata con maggiore precisione. La ricerca rappresenta un esempio innovativo di collaborazione antagonista, un approccio che ha permesso di accelerare il progresso scientifico, e sottolinea l’importanza di unire forze diverse per affrontare una delle sfide più complesse della neuroscienza contemporanea. (30Science.com)
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Lucrezia Parpaglioni
Studio getta nuova luce sulle origini della conoscenza
(30 Aprile 2025)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.