Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Per difendere l’ambiente bisogna comprendere l’ “Internet della natura”

(15 Aprile 2025)

Roma – Le miriadi di specie presenti nei diversi ecosistemi si scambiano in continuazione impressionati flussi di informazioni: comprendere questa sorta di “internet della natura” è essenziale per gli sforzi di conservazione degli ecosistemi stessi. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dal Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità (iDiv) e pubblicato su Nature Ecology & Evolution. Nella loro ricerca gli autori hanno identificato tre tipi di collegamenti informativi all’interno degli ecosistemi: collegamenti informativi trofici, collegamenti informativi puri e collegamenti informativi ambientali. I collegamenti informativi trofici implicano lo scambio di segnali tra predatori e prede: ad esempio, i lupi utilizzano tracce e avvistamenti visivi per localizzare gli alci, mentre gli alci rispondono alla presenza dei lupi raggruppandosi e nascondendosi nella vegetazione più fitta. I collegamenti puramente informativi catturano le interazioni tra specie non direttamente coinvolte nell’alimentazione, come quelle che condividono un predatore o una risorsa comune. Ad esempio, quando una iena osserva un avvoltoio che gli volteggia intorno, ne osserva attentamente il comportamento per dedurre la possibile presenza di una carcassa nelle vicinanze. Questo segnale visivo fa parte dei flussi di informazioni che costituiscono l'”Internet della Natura”, plasmando i movimenti e le interazioni delle specie. I collegamenti informativi ambientali, infine, consentono alle specie di adattare i propri movimenti e comportamenti in risposta ai segnali provenienti dall’ambiente circostante, inclusi segnali climatici o variazioni di temperatura. Alcuni esempi includono le falene che rispondono alla luce notturna, i ragni che costruiscono le loro tele vicino a fonti luminose e i camaleonti che cambiano il loro mimetismo e i loro colori in risposta all’ambiente. Gli autori sottolineano come diversi disturbi causati dalle attività umane, come la luce artificiale, il rumore e gli odori, possono alterare i paesaggi informativi, rimodellando il comportamento delle specie e le dinamiche ecologiche. “Il traffico stradale e le strutture industriali non solo inquinano l’aria, ma interferiscono anche con i segnali vibrazionali che le formiche, ad esempio, usano per coordinare le loro attività”, spiega la coautrice dello studio Dott.ssa Myriam Hirt di iDiv e dell’Università di Jena. “Questo è solo un esempio di come le attività umane possano interrompere la comunicazione vibrazionale e feromonale essenziale per la riproduzione, la ricerca del cibo e la coesione sociale degli insetti”. Le modifiche al mezzo attraverso cui le specie comunicano possono interrompere la trasmissione dei segnali e lo scambio di informazioni, ostacolando potenzialmente la capacità delle specie di comunicare, trovare risorse o adattarsi al loro ambiente, sottolineando la necessità di strategie di conservazione che mitighino l’inquinamento sensoriale. Sulla base delle ricerche sull’ecologia delle reti alimentari, gli autori chiedono di dare priorità a ulteriori indagini sulle reti di flusso di informazioni, come l’identificazione di mittenti e destinatari di segnali, la comprensione della capacità sensoriale e dei tassi di decadimento e la raccolta di dati tramite strumenti quali paesaggi audio naturali e profili di vibrazione. “Tenere conto dell’Internet della natura cambierà la nostra percezione di come animali, piante e microbi agiscono nel mondo vivente, passando da un concetto di movimento passivo di particelle, come in fisica o chimica, a un’enfasi più realistica sugli esseri viventi che producono e utilizzano informazioni”, spiegano gli autori “Le conseguenze di questo cambiamento vanno oltre il campo di gioco della teoria ecologica e avranno un impatto sostanziale sul modo in cui proteggiamo non solo gli habitat delle specie, ma anche i loro percorsi informativi”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla