Roma – La distruzione deliberata della diga di Kakhovka in Ucraina durante la guerra russo-ucraina avrebbe avuto impatti drammatici sugli ecosistemi, tra questi anche il rilascio do sedimenti inquinati nei sistemi idrici a valle. Sono alcune delle ripercussioni ambientali di vasta portata causate dalla distruzione della diga, emerse da uno studio del Leibniz Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries, Germania, pubblicato su Science, con effetti perduranti nel lungo termine, ben oltre la fine della guerra. Tali evidenze sollevano preoccupazioni non solo sull’uso dell’acqua come arma, ma anche sui rischi di dighe obsolete presenti in tutto il mondo. Le dighe sono elementi essenziali delle moderne infrastrutture idriche, che supportano l’agricoltura, la produzione di energia e l’approvvigionamento idrico. Sebbene la probabilità di cedimenti strutturali sia relativamente bassa, l’invecchiamento delle infrastrutture e i crescenti impatti del cambiamento climatico hanno sollevato preoccupazioni sulla loro stabilità. Ma tra il fattore di rischio trascurati vi è il danno indotto volontariamente dall’uomo, come la distruzione deliberata delle dighe che nonostante sia vietata dalle Convenzioni di Ginevra, è stata sempre più utilizzata come arma di guerra attraverso la distruzione intenzionale. Evento che ha amplificato le crisi umanitarie e ambientali. L’ultimo esempio, ed il più recente, riguarderebbe la distruzione militare della diga di Kakhovka in Ucraina nel giugno 2023. Se gli impatti economici e sociali legati al crollo e alle conseguenti inondazioni catastrofiche e degli inquinanti intrappolati nei sedimenti del bacino sono stati ben quantificati, restano indefiniti gli effetti ambientali a lungo termine e i relativi rischi umani. Pertanto i ricercatori combinando indagini sul campo, dati di telerilevamento e modelli idrodinamici hanno provato a stimare e a prevedere le tendenze di recupero dell’ecosistema dopo il disastro. Secondo i risultati, la distruzione della diga avrebbe causato una notevole erosione, perdita di suolo e sradicamento della vegetazione e danneggiamento dell’intero habitat. A preoccupare maggiormente è il rapido prosciugamento del bacino che ha innescato quella che è stata definita una “bomba a orologeria tossica”, con il rilascio fino a 1,7 chilometri cubi di sedimenti contaminati da una serie di inquinanti, tra cui metalli pesanti, azoto e fosforo. Data la loro natura persistente, questi inquinanti costituiranno un grave rischio ecologico sia per la salute dell’uomo a lungo termine sia dell’area interessata. Lo studio stima che entro cinque anni, l’80% delle funzioni dell’ecosistema perse potranno essere ripristinate con la ricostruzione della diga, mentre il recupero della biodiversità nella pianura alluvionale dovrebbe avvenire entro due anni. Tuttavia, se la contaminazione da metalli pesanti può essere mitigata tramite biorisanamento, cioè utilizzando le piante per assorbire gli inquinanti, gli inquinanti persistenti rimarranno una preoccupazione importante. (30Science.com)
30Science.com
Danni ambientali da distruzione della diga di Kakhovka in Ucraina
(13 Marzo 2025)

30Science.com
Agenzia di stampa quotidiana specializzata su temi di scienza, ambiente, natura, salute, società, mobilità e tecnologia. Ogni giorno produciamo una rassegna stampa delle principali riviste scientifiche internazionali e quattro notiziari tematici: Scienza, Clima & Natura, Salute, Nuova Mobilità e Ricerca Italiana
contatti:
redazione@30science.com
+ 39 3492419582