Roma – Non aver tenuto conto della capacità decrescente delle foreste di assorbire CO2 potrebbe aver reso il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi significativamente più difficile, se non impossibile, e comunque molto più costoso. È quanto emerge da un nuovo studio del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), pubblicato su Nature Communications. “Ritardare l’azione porta a costi sproporzionatamente più alti”, spiega Michael Windisch, autore principale della ricerca “In questo momento, le nostre strategie climatiche contano sul fatto che la capacità delle foreste di assorbire CO2 non solo rimanga intatta, ma che addirittura si espanda. Tuttavia, con l’escalation degli incendi come in California e la continua deforestazione in Amazzonia, si tratta di un assunto quanto meno azzardato”. Lo studio evidenzia che i modelli attuali di previsione climatica sono eccessivamente ottimistici sul futuro stoccaggio del carbonio nelle foreste perché ignorano i fattori di disturbo umano, sopravvalutano gli effetti di crescita delle piante della CO2 e sottostimano la deforestazione. Per mitigare gli impatti climatici, salvaguardare le riserve di carbonio e prevenire l’aumento dei costi, gli scienziati raccomandano un’azione immediata. Anche un ritardo di cinque anni nella risposta alla perdita di carbonio delle foreste porterebbe a un aumento di circa il doppio sia della severità che del costo complessivo delle misure per compensare tale perdita. “Per rimanere al di sotto delle soglie critiche di riscaldamento è necessario fare di più che sperare che le foreste rimangano intatte”, conclude Alexander Popp, coautore dello studio, “Oltre a proteggere le foreste, è essenziale promuovere pratiche sostenibili di uso del territorio, non solo per preservare la biodiversità, ma anche per evitare drastiche conseguenze economiche e per garantire il nostro futuro climatico”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Con la perdita di riserve di carbonio nelle foreste, a rischio gli obiettivi climatici
(28 Marzo 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla