Valentina Di Paola

Il cervello degli uccelli rivela i segreti del linguaggio

(19 Marzo 2025)

Roma – Gli esseri umani e i pappagalli potrebbero utilizzare meccanismi cerebrali simili per la produzione di suoni complessi. Questo curioso parallelismo emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati del New York University Langone Medical Center. Il team, guidato da Zetian Yang e Michael Long, ha esaminato i percorsi neurali dei parrocchetti ondulati, scientificamente noti come Melopsittacus undulatus, individuando una regione cerebrale specializzata che potrebbe svolgere un ruolo nelle loro capacità di riprodurre il suono associato al linguaggio umano.

I risultati suggeriscono che la specie potrebbe rappresentare un buon modello per analizzare il linguaggio e sviluppare logopedie. La comunicazione umana, spiegano gli esperti, è una forma complessa di comunicazione, che richiede un controllo preciso degli organi vocali per la pronuncia di parole. Tuttavia, diverse specie, sebbene con modalità differenti, sono in grado di produrre vocalizzazioni. I parrocchetti, in particolare, sono in grado di emettere una vasta gamma di suoni, imitando anche parole e brevi frasi. I ricercatori hanno esaminato registrazioni neurali di pappagalli e uccelli canterini, per capire in che modo la produzione vocale viene codificata nel cervello.

L’analisi evidenziano che gli uccelli utilizzano regioni diverse del cervello per controllare le vocalizzazioni. Nello specifico, i parrocchetti ondulati sfruttano il nucleo centrale dell’arcopallio anteriore, che si collega alla siringe (l’organo vocale degli uccelli) attraverso il tronco encefalico, consentendo una vasta gamma di vocalizzazioni. Questi risultati, commentano gli autori, permettono nuove intuizioni su come i pappagalli imparano a produrre sequenze sonore più complesse e suggeriscono che la specie potrebbe essere utilizzata come modello per studiare la produzione del linguaggio e i disturbi della comunicazione. (30Science.com)

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Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).