30Science.com

Le iguane hanno percorso un quinto del giro del mondo per colonizzare le isole Fiji

(17 Marzo 2025)

Roma – Le iguane avrebbero percorso un quinto del giro del mondo per colonizzare le isole Fiji, la più lunga dispersione transatlantica conosciuta tra i vertebrati terrestri negli ultimi 34 milioni di anni, approdando sull’isolato gruppo di isole del Pacifico meridionale dopo un viaggio di circa 8046,72 km (oltre 5.000 miglia) dalla costa occidentale del Nord America. Lo suggerisce uno studio di biologi dell’Università della California, Berkeley, e dell’Università di San Francisco (USF), Stati Uniti, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Le iguane sarebbero state spesso avvistate mentre facevano rafting tra la vegetazione nei Caraibi ed è molto probabile che secoli fa abbiano percorso circa 965,60 km (600 miglia) dall’America Centrale per colonizzare le isole Galapagos, dove sarebbero giunte tramite dispersione transoceanica. La dispersione in superficie è il modo principale in cui le isole di nuova formazione vengono popolate da piante e animali, compresi gli esseri umani, spesso favorendo l’evoluzione delle specie e degli ecosistemi. Comprendere come avvengono queste colonizzazioni è stato interesse degli scienziati sin dai tempi di Charles Darwin, l’ideatore della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. La nuova analisi sembra suggerire che l’arrivo degli antenati delle iguane delle Fiji ha coinciso con la formazione di queste isole vulcaniche e il momento stimato dell’arrivo, 34 milioni di anni fa o anche in epoca più recente, si basa sulla tempistica della divergenza genetica delle iguane delle Fiji, Brachylophus, dai loro parenti più prossimi, le iguane del deserto nordamericane, Dipsosaurus. In precedenza, si riteneva che le iguane delle Fiji potessero discendere da una stirpe più antica e più diffusa nel Pacifico ma che nel frattempo si è estinta, lasciando Brachylophus come unico iguanide nell’Oceano Pacifico occidentale, presumibilmente in concomitanza con un’attività vulcanica che avrebbe prodotto nuova terra. Un’altra opzione suggerisce che le iguane dalle zone tropicali del Sud America abbiano attraversato l’Antartide o persino l’Australia, sebbene non ci siano prove genetiche o fossili che supportino questa tesi. Ad oggi, esistono in totale oltre 2.100 specie nel sottordine Iguania, un grande gruppo che include anche animali come camaleonti, anoli, draghi barbuti e lucertole cornute. Mentre l’opinione comune associa le iguane alla famiglia di lucertole dell’emisfero occidentale, le Iguanidae, che include e assomiglia all’iguana verde diffusa dell’America centrale e meridionale che Carl Linneo descrisse come Iguana iguana nel 1758. Esistono 45 specie di Iguanidae che vivono nei Caraibi e nelle aree tropicali, subtropicali e desertiche dell’America settentrionale, centrale e meridionale, tra queste le note iguane marine delle isole Galapagos e le chuckwalla del sud-ovest americano. Le quattro specie iguane delle Fiji, presenti a Fiji e Tonga sono considerate in pericolo, principalmente a causa della perdita dell’habitat, della predazione da parte di ratti invasivi e dello sfruttamento dei contrabbandieri che alimentano gli animali esotici. I biologi avevano ipotizzato, sulla base di alcuni fossili trovati nell’Asia orientale, che una popolazione ancestrale di iguanidi, ora estinta, vivesse intorno alla costa del Pacifico e in qualche modo si fosse fatta strada fino al centro del Pacifico, trasferendosi da un’isola all’altra lungo il percorso, viaggiando via terra e via mare dall’America attraverso il ponte di terra di Bering e poi attraverso l’Indonesia e l’Australia o lungo la costa pacifica delle Americhe e attraverso l’Antartide. Oppure potrebbero aver viaggiato in rafting, sfruttando la vegetazione, dal Sud America con la corrente di Humboldt, dirigendosi verso il Pacifico meridionale. Le precedenti analisi genetiche di alcuni geni per le lucertole iguanidi, ancora incomplete, sono state chiarite da questo nuovo studio che ha preso in considerazione tutti i generi di Iguania per definirne l’albero genealogico. Sono state raccolte sequenze di DNA genomiche da oltre 4.000 geni e da tessuti di oltre 200 esemplari di iguane ospitati in collezioni museali in tutto il mondo da cui è emerso che le iguane delle Fiji sono più strettamente imparentate con le iguane del genere Dipsosaurus di cui la più diffusa di queste è l’iguana del deserto nordamericana, Dipsosaurus dorsalis, che si è adattata al caldo torrido dei deserti del sud-ovest americano e del Messico settentrionale. L’altra specie del genere è nativa dell’isola di Santa Catalina nel mare di Cortez. Le iguane e le iguane del deserto, in particolare, sono resistenti alla fame e alla disidratazione, facendo ipotizzare che solo questo gruppo di vertebrati o di lucertole possa avere potuto compiere un viaggio di 8.000 chilometri attraverso il Pacifico su una massa di vegetazione. L’analisi ha determinato che i due lignaggi, Brachylophus e Dipsosaurus, si sono separati circa 34 milioni di anni fa, e che il Brachylophus in particolare possa provenire dal Sud America, dal momento che esistono già iguane marine e terrestri nelle Galapagos che quasi certamente si sono disperse nelle isole dalla terraferma, escludendo pertanto una origine sudamericana. E poiché le isole Fiji sono emerse dal mare circa 34 milioni di anni fa, le iguane potrebbero aver intersecato casualmente le isole non molto tempo dopo. Anche altre isole oltre a Fiji e Tonga potrebbero aver ospitato iguane, ma tracce della presenza di altre iguane delle isole del Pacifico, se sono esistite, sono probabilmente andate perdute.(30Science.com)

 

30Science.com
Agenzia di stampa quotidiana specializzata su temi di scienza, ambiente, natura, salute, società, mobilità e tecnologia. Ogni giorno produciamo una rassegna stampa delle principali riviste scientifiche internazionali e quattro notiziari tematici: Scienza, Clima & Natura, Salute, Nuova Mobilità e Ricerca Italiana contatti: redazione@30science.com + 39 3492419582