Roma – Dalla pandemia, in Inghilterra, si sarebbe registrato un aumento del 18% anno su anno di prescrizioni per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Lo attestano i risultati di una ricerca del BMJ Group, pubblicata sulla rivista open access BMJ Mental Health. Se da un lato lo studio evidenza la crescente consapevolezza pubblica e professionale delle complicazioni legate a ADHD, guidata in parte dai social media e dal potenziale impatto di COVID-19, dall’altro mostra le forti diseguaglianze regionali esistenti nell’accesso alle cure. L’ADHD è comune nei bambini, con una prevalenza globale di circa il 7%, mentre si sta registrando un aumento della patologia negli adulti sintomatici con un tasso segnalato di quasi il 7%. Nel Regno Unito sono autorizzati cinque farmaci per il suo trattamento dell’ADHS: tre stimolanti (metilfenidato, dexamfetamina, lisdexamfetamina) e due non stimolanti (atomoxetina, guanfacina). Farmaci che in assenza o mancanza di disponibilità di opzioni di trattamento alternative, come la terapia psicologica o comportamentale, hanno un ruolo chiave nella gestione dell’ADHD. Diversi studi hanno segnalato un aumento delle prescrizioni di ADHD in Inghilterra soprattutto dopo la pandemia di COVID-19, i quali avevano tuttavia il limite di essere stati condotti sulla vecchia struttura del National Health Service inglese(National Health Service, NHS), prima dell’introduzione di 42 sistemi di assistenza, senza aver considerato l’impatto di altri fattori come la deprivazione sociale, le disuguaglianze e le esigenze di salute mentale, che resta ancora poco noti. Pertanto i ricercatori hanno analizzato o dati dell’English Prescribing Dataset, nel periodo aprile 2019-marzo 2024, esaminando le tendenze delle prescrizioni per i 5 farmaci citati per l’ADHD attualmente autorizzati a livello nazionale, regionale e di Integrated Care Board (ICB) da cui si evince che le prescrizioni sono aumentate in modo significativo da circa 25 ogni 1000 persone riferite al 2019-20, prima dell’avvento della pandemia, alle 41,55 del 2023-24, con un aumento medio annuo del 18% a livello nazionale, superiore a quanto riportato in precedenza. Il metilfenidato è rimasto il farmaco più prescritto (19 ricette/1000 persone), con un aumento più sostenuto rilevato per la lisdexamfetamina, le cui prescrizioni sono aumentate del 55% anno su anno, passando dalle 2,86/1000 persone del 2019-20 alle 8,68 del 2023-24. Le prescrizioni di ADHD sarebbero aumentate in tutte le 7 regioni dell’Inghilterra, ma con significative variazioni regionali: Londra avrebbe registrato il più alto aumento annuale pari al 28% a fronte di Nord-est e Yorkshire con il dato più basso al 13%. In seconda posizione si piazzerebbe il Sud-est dell’Inghilterra con quasi il 19,5% di prescrizioni. Anche le tendenze di prescrizione sarebbero variabilmente ampie dai dati dell’ICB, ad esempio l’NHS Birmingham e di Solihull avrebbero avuto il più alto aumento di prescrizioni di quasi il 51,5%, ma con notevoli variazioni all’interno dell’ICB stesso e il tasso più basso piccolo di poco superiore al 4,5% si sarebbe registrato nell’ICB di NHS Norfolk e Waveney. Ulteriori analisi hanno mostrato significative associazioni statistiche tra fattori socioeconomici e prescrizioni di ADHD, in particolare per etnia e deprivazione, ma anche per età e disuguaglianza. Diversi fattori possono spiegare il sostanziale aumento dei tassi di prescrizione, tra questi una maggiore consapevolezza pubblica e professionale, come detto favorita anche da piattaforme di social media come TikTok e Instagram, che avrebbero incoraggiato più persone a cercare valutazione, diagnosi e trattamento, richiamando l’attenzione anche alla messa a punto di strategie monitorare le informazioni circolanti sull’ADHD evitando la diffusione di fake news. Anche i maggiori livelli di stress psicologico causati dalla pandemia di COVID-19 potrebbero anche influito sull’aumento dei tassi prescrittovi; fondamentale secondo i ricercatori è determinare se queste tendenze rappresentino un cambiamento temporaneo o permanente nelle prescrizioni di ADHD avviando, se necessario, politiche di intervento che affrontino le disparità sia regionali che socioeconomiche nell’accesso alle cure per l’ADHD.(30Science.com)