Lucrezia Parpaglioni

Chatbot terapeutico basato migliora la salute mentale dei pazienti

(27 Marzo 2025)

Roma – Chatbot terapeutico basato sull’intelligenza artificiale, IA, ha portato benefici significativi per la salute mentale. Lo rivela uno studio dell’Università di Dartmouth, riportato su New England Journal of Medicine AI. Il gruppo di ricercatori della Dartmouth College ha condotto il primo studio clinico su Therabot, un chatbot terapeutico basato sull’intelligenza artificiale generativa, dimostrando che il software può ridurre significativamente i sintomi di disturbi mentali diagnosticati. I risultati dello studio mostrano che Therabot ha prodotto miglioramenti clinicamente rilevanti in pazienti con depressione, ansia e disturbi alimentari. La crescente domanda di supporto per la salute mentale ha spinto gli scienziati a esplorare soluzioni innovative basate sull’intelligenza artificiale. Therabot, sviluppato presso il laboratorio di intelligenza artificiale e salute mentale dell’Università di Dartmouth dal 2019, rappresenta un passo avanti significativo. Utilizzando un’App per smartphone, i partecipanti hanno interagito con Therabot tramite conversazioni testuali, avviando dialoghi o rispondendo ai prompt dell’avatar della chatbot.

I partecipanti allo studio hanno sperimentato in media miglioramenti statisticamente significativi nei loro sintomi dopo aver utilizzato Therabot per otto settimane. La sperimentazione è stata condotta su 106 persone provenienti da tutti gli Stati Uniti a cui era stato diagnosticato un disturbo depressivo maggiore, un disturbo d’ansia generalizzato o un disturbo alimentare. Alcuni utenti avevano più di una diagnosi. Quasi il 75% degli utenti di Therabot nello studio non era sottoposto ad altri trattamenti al momento.
Credito
LaDarius Dennison/Dartmouth

I risultati hanno mostrato una riduzione dei sintomi nei partecipanti con depressione, che hanno registrato una riduzione media del 51% dei sintomi, con miglioramenti clinicamente significativi nell’umore e nel benessere generale. In coloro che soffrivano ansia è stata rilevata una riduzione media del 31%, passando da livelli moderati a lievi o al di sotto della soglia diagnostica. Inoltre, gli utenti con disturbi alimentari hanno mostrato una diminuzione del 19% delle preoccupazioni legate all’immagine corporea e al peso, superando notevolmente il gruppo di controllo. I partecipanti hanno riferito un livello di fiducia e collaborazione con Therabot paragonabile a quello che si prova lavorando con un terapeuta umano. Molti hanno avviato conversazioni spontanee con il software, trattandolo quasi come un amico. Therabot è stato utilizzato in media per sei ore durante la sperimentazione, equivalente a otto sessioni terapeutiche tradizionali. L’App era disponibile 24 ore su 24, consentendo interazioni anche in momenti critici come il cuore della notte. Therabot dimostra che l’intelligenza artificiale generativa può fornire supporto terapeutico efficace e accessibile a persone che non possono accedere regolarmente a professionisti della salute mentale. Tuttavia, gli autori sottolineano che l’IA non è ancora pronta per operare autonomamente in contesti ad alto rischio. La supervisione clinica rimane essenziale per garantire sicurezza ed efficacia. Lo studio rappresenta un passo importante verso l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella terapia digitale. Sebbene Therabot non sostituisca l’assistenza umana, offre un supporto complementare che potrebbe rivoluzionare l’accesso alla salute mentale su larga scala. Ulteriori studi saranno necessari per perfezionare il sistema e affrontare i rischi associati all’uso dell’IA in contesti clinici. (30Science.com)

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.