Lucrezia Parpaglioni

Tagli agli aiuti esteri minacciano decenni di progressi contro l’HIV e AIDS

(27 Marzo 2025)

Roma – I tagli ai finanziamenti internazionali potrebbero avere impatti negativi sui programmi di prevenzione e trattamento dell’HIV nei paesi a basso e medio reddito, LMIC. Lo rivela uno studio del Burnet Institute di Melbourne, Australia e dal Department of Global HIV, Hepatitis and ISTs Programmes, World Health Organization, WHO, di Ginevra, Svizzera, pubblicato su The Lancet HIV. Secondo le stime, tra il 2025 e il 2030, le riduzioni dei finanziamenti potrebbero causare fino a 10,8 milioni di nuove infezioni da HIV e 2,9 milioni di decessi correlati all’HIV, con conseguenze devastanti soprattutto per l’Africa subsahariana e le popolazioni vulnerabili. Dal 2015, i paesi donatori hanno fornito circa il 40% dei finanziamenti per l’HIV nei LMIC, con gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Paesi Bassi che rappresentano oltre il 90% dei contributi internazionali. Tuttavia, recenti annunci di tagli significativi agli aiuti esteri minacciano di vanificare decenni di progressi contro l’HIV e l’AIDS. Il Piano di emergenza del Presidente degli Stati Uniti per l’AIDS Relief, PEPFAR, uno dei principali programmi di supporto internazionale, ha già subito interruzioni che potrebbero aggravarsi se i finanziamenti non verranno ripristinati. Utilizzando un modello matematico basato su dati provenienti da 26 paesi, lo studio stima che entro il 2030 potrebbero verificarsi tra 4,4 e 10,8 milioni di nuove infezioni da HIV aggiuntive; i decessi correlati all’HIV potrebbero aumentare tra 770.000 e 2,9 milioni nei bambini e negli adulti; le popolazioni più colpite includono gruppi vulnerabili come consumatori di droga per via endovenosa, prostitute, uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e bambini. L’Africa subsahariana è identificata come la regione più a rischio, dove le interruzioni nei programmi di prevenzione e trattamento potrebbero causare una ripresa dell’epidemia di HIV a livelli mai visti dall’inizio degli anni 2000. Gli autori sottolineano che una riduzione dei finanziamenti potrebbe annullare i progressi compiuti dal 2000 al 2023, quando le nuove infezioni da HIV sono diminuite in media dell’8,3% all’anno e i decessi correlati all’HIV del 10,3%. Se i tagli continueranno come previsto, anche un eventuale ripristino dei fondi dopo uno o due anni potrebbe non essere sufficiente per evitare una battuta d’arresto significativa. Gli investimenti necessari per tornare ai livelli attuali potrebbero richiedere altri 20-30 anni. Lo studio evidenzia l’importanza della cooperazione internazionale e della pianificazione strategica a lungo termine per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari nei LMIC. Gli autori invitano la comunità globale a sviluppare strategie innovative per finanziare programmi contro l’HIV e l’AIDS e prevenire una crisi sanitaria globale. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.