Roma – Una innovativa tecnica di somministrazione di farmaci, chiamata polimerosomi, che consente di aggredire le cellule tumorali senza danneggiare i tessuti sani, promette di poter trattare efficacemente il coriocarcinoma, una forma rara e aggressiva di tumore che colpisce le donne in gravidanza e le neomamme. Lo sostengono i ricercatori dell’Oregon State University, Stati Uniti, in uno studio su Small Science, che stimano di poter applicare questa tecnologia anche ad altre forme di tumori. Il coriocarcinoma è un tumore raro, interessa circa quattro donne in gravidanze ogni 100.000, e aggressivo caratterizzato da dolore pelvico e sanguinamento vaginale irregolare, con possibilità di diffondersi rapidamente attraverso il flusso sanguigno ad altre parti del corpo, tra cui ossa, tratto gastrointestinale, seni, reni, fegato, polmoni, linfonodi e cervello. Il coriocarcinoma si sviluppa nell’utero da cellule appartenenti alla placenta e può insorgere dopo un aborto spontaneo, un aborto o una gravidanza ectopica, in cui un ovulo fecondato si impianta in un punto diverso dal rivestimento dell’utero, a seguito di una gravidanza molare, in cui non si forma l’embrione e il tessuto placentare cresce in modo anomalo, o dopo una gravidanza a termine. Grazie a tipo di nanocarrier di farmaci, i polimerosomi, in grado di colpire specificamente una proteina nelle cellule del coriocarcinoma, si riuscirebbe a trattare efficacemente questo raro tumore. I polimerosomi sono sfere cave, una versione sintetica dei liposomi cioè delle sacche a base di lipidi presenti in tutte le cellule viventi che agirebbero su una specifica proteina, un trasportatore di nucleosidi equilibrativi 1 (ENT-1), coinvolta in una serie di importanti processi cellulari, tra cui la sintesi di DNA e RNA. Oltre a essere abbondante nelle cellule del coriocarcinoma, ENT-1 si trova nel cervello, nel cuore, nel fegato e in altri tessuti del corpo. Test condotti su modelli di topi sembrano dimostrare che l’associazione della guanosina, un elemento costitutivo dell’RNA, con il polimerosoma favorisca la distribuzione di maggiori quantità del farmaco chemioterapico metotrexato (MTX) direttamente alle cellule tumorali. Poiché il MTX è la terapia standard nel trattamento del coriocarcinoma, l’obiettivo dei ricercatori è migliorarne l’efficacia, favorire tempi di risposta più rapidi e ridurre al minimo gli effetti collaterali. Il MTX, un comune farmaco antitumorale, agisce interferendo con la capacità delle cellule di utilizzare l’acido folico, essenziale per la produzione di DNA e RNA. Bloccando un particolare enzima, il MTX ostacola la replicazione delle cellule tumorali che altrimenti si dividono rapidamente. Il coriocarcinoma, nella maggior parte dei casi, soprattutto se individuato precocemente, è curabili, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni di circa l’87%. “Il MTX ha tuttavia una scarsa specificità tumorale” ha dichiarato Olena Taratula, ricercatrice di nanomedicina presso l’Oregon State University. “Ecco perché è necessario progettare una nanopiattaforma che garantisca un rilascio preciso del farmaco, direttamente nei tumori”. Nel modello murino, l’approccio ha ridotto le dimensioni del tumore del 95%, con una efficacia di circa sei volte superiore e vettori di farmaci non mirati ed effetti collaterali minori o meno gravi. Ulteriori ricerche potranno indicare se lo stesso approccio può essere applicato anche nel trattamento di altri tipi di tumori” ha concluso Taratula.(30Science.com)