Francesca Morelli

Mappate nuove regioni cerebrali che determinano il discorso intenzionale

(14 Febbraio 2025)

Roma  – Un gruppo di ricercatori della Northwestern University, Stati Uniti, avrebbero identificato nuove regioni cerebrali che governano il discorso intenzionale. Lo studio pubblicato sul Journal of Neural Engineering, offre nuove informazioni che in futuro potrebbero esser applicate tramite la tecnologia dell’interfaccia cervello-computer al trattamento dell’afasia di Broca, o afasia espressiva, un disturbo del linguaggio che colpisce la capacità di parola o di scrittura. Questa patologia causata da danni al lobo frontale, in buona sostanza, impedisce alla persona di dire ciò che intende o pensa. La logopedia è l’attuale trattamento standard per questo disturbo del linguaggio, tuttavia i ricercatori ritengono che l’utilizzo di un’interfaccia cervello-computer (BCI) per convertire i segnali cerebrali in parole pronunciate, possa essere più efficace. Attualmente, i dispositivi BCI vengono impiegati nella gestione di paralisi da SLA o ictus nel tronco encefalico, per la registrazione dei segnali del lobo frontale. Ma l’afasia di Broca, che colpisce più spesso le persone dopo un ictus o un tumore al cervello, deriva da danni al lobo frontale del cervello, sede in cui vengono elaborati la produzione del linguaggio e parti del linguaggio. Ciò significa che per aiutare i pazienti con afasia di Broca, è necessario poter rilevare segnali da altre aree del cervello. In questo studio gli scienziati, per la prima volta, sembra abbiano identificato regioni cerebrali specifiche al di fuori del lobo frontale, nelle cortecce temporali e parietali, coinvolte nella produzione di un discorso, aprendo la via all’utilizzo futuro di una BCI anche nel trattamento dell’afasia di Broca, quindi nella progettazione di BCI in grado di distinguere se le informazioni relative al discorso siano correlate alla produzione del linguaggio o alla percezione del linguaggio (inclusa la comprensione). L’attuale studio presenta dei limiti, è stato infatti condotto su pazienti che non presentavano deficit linguistici. Gli scienziati hanno registrato segnali elettrici dalla superficie della corteccia in nove pazienti, al Northwestern Memorial Hospital, affetti da epilessia o tumori cerebrali in cui gli elettrodi sono stati impiantati in persone con epilessia come parte del monitoraggio delle crisi prima dell’intervento chirurgico o posizionati temporaneamente nel cervello in sala operatoria, mentre i pazienti con tumori sono stati sottoposti a un intervento chirurgico grazie ai segnali derivanti da questa tecnologia. I pazienti sono stati poi invitati a leggere le parole ad alta voce da un monitor o sono rimasti in silenzio (a riposo) mentre venivano registrati i loro segnali cerebrali (chiamati elettrocorticografia o ECoG). Il passo successivo della ricerca sarà decodificare quanto questi pazienti hanno effettivamente detto.(30Science.com)

Francesca Morelli