Roma – I test nucleari non sarebbero stati la causa del terremoto di magnitudo 4,5 avvenuto in Iran il 5 ottobre 2024, a circa 50 chilometri (31 miglia) a sud-ovest di Semnan, città nel nord dell’Iran, e a circa 216 chilometri (134 miglia) a est di Teheran nel 2024, come ampiamente sostenuto dai mezzi di informazione più tradizionali e dai social media, alimentando ulteriormente le tensioni geopolitiche esistenti in Medio Oriente. Lo suggerisce uno studio della Johns Hopkins University, pubblicato oggi su Seismica, che mette in guardia sulle potenziali conseguenze di una cattiva gestione delle informazioni scientifiche e della scorretta interpretazione, in particolare durante i periodi di conflitto internazionale. Per altro i ricercatori sismologi sostengono che difficilmente i terremoti possono essere indotti da test nucleari. In particolare, l’Iran è un territorio soggetto a terremoti, poiché si trova in una regione sismicamente attiva alla convergenza delle placche tettoniche araba ed eurasiatica. Utilizzando i dati delle stazioni di monitoraggio sismico, i ricercatori hanno analizzato i segnali sismici dell’evento del 2024, identificando l’attività sismica naturale causata dal terremoto concludendo poi che il terremoto avesse avuto origine lungo una faglia in leggera pendenza, in un punto in cui la crosta terrestre presentava delle deformazioni dovute alla collisione tra Arabia ed Eurasia. Lo studio pertanto conclude che il processo si allinea con le forze geofisiche che caratterizzano l’interno tettonicamente attivo della regione, escludendo qualsiasi azione legata a fonte insolita, come un test nucleare ad esempio. “Registrando le onde sismiche in diversi punti della superficie terrestre è possibile ricavare informazioni sulle cause che hanno prodotto il terremoto mentre si propagano attorno al pianeta. In questo caso, la fonte era quella che chiamiamo una faglia inversa, un movimento associato alla frantumazione della crosta terrestre quando le placche araba ed eurasiatica si scontrano. I test nucleari hanno firme molto diverse, che sono esplosive” ha dichiarato Benjamin Fernando, sismologo della Johns Hopkins che ha guidato lo studio. Considerazioni confermate anche da dati sismici storici. Inoltre, la Comprehensive Test Ban Treaty Organization (CTBTO), che monitora i test nucleari in tutto il mondo, ha riferito che terremoti con caratteristiche e magnitudo simili si erano verificati nella stessa regione nel 2015 e nel 2018, entrambi non correlabili all’attività nucleare. Nonostante le chiare dimostrazioni scientifiche di una attività sismica naturale, appena 17 minuti dopo l’evento hanno iniziato a diffondersi sui social media indicazioni sulla correlazione del terremoto con l’esecuzione di test nucleare, ciò per una cattiva interpretazione dei dati sismici dei primi tweet circolati, il primo apparso su Twitter/X 27 minuti dopo il terremoto, che sono esitati in una disinformazione virale. Nelle ore successive, la disinformazione è aumentata, con alcuni post che citavano dati sismici di un terremoto di diversa natura avvenuto in Armenia nella stessa giornata, corroborando la narrazione del test nucleare. La disinformazione ha guadagnato terreno, fino alla teoria del complotto, collegando il terremoto iraniano con un presunto evento sismico avvenuto in Israele la stessa sera. I ricercatori avrebbero rilevato che uno dei post più ampiamente condivisi, promotori della teoria del test nucleare, proveniva da un account legato a campagne di disinformazione supportate dalla Russia; nel giro di poche ore dall’evento, la falsa narrazione si sarebbe così spostata dai social media ai notiziari in tutto il mondo. I media indiani in lingua inglese sono stati i più attivi nel riportare le affermazioni del test nucleare, riferendo anche informazioni simili diffuse da altre fonti e citando dati sismici errati. Resoconti inesatti sono stati diffusi anche dai media di Stati Uniti, Israele, Pakistan, Zimbabwe, Francia e Regno Unito. Al contrario, i media in lingua persiana hanno generalmente descritto l’evento in modo accurato come un terremoto naturale, con informazioni basate su commenti di esperti locali e dati sismici ufficiali, offrendo una comprensione più precisa dell’evento. “Le agenzie scientifiche potrebbero pubblicare in tempo reale dei report dettagliati per contrastare la disinformazione”, ha affermato Saman Karimi, geofisico della Johns Hopkins. “Amplificare i contenuti provenienti da resoconti scientifici verificati potrebbe aiutare a ridurre la narrazione fuorviante. Ciò può essere fatto tramite una partnership tra piattaforme di social media e sismologi o agenzie di fiducia come l’U.S. Geological Survey” ha concluso Karimi.(30Science.com)

Francesca Morelli
Il terremoto in Iran del 2024 non è stato causato da test nucleari
(4 Febbraio 2025)
Francesca Morelli