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Avvelenamenti in Italia. Carlo Alessandro Locatelli: “Siamo sicuri grazie ai centri antiveleni”

(11 Febbraio 2025)

Roma – In Italia si contano ogni anno mezzo milione di avvelenamenti acuti, secondo le stime diffuse oggi dai Centri Antiveleni (CAV) in occasione della seconda giornata dei lavori del 22° Congresso Nazionale della Società Italiana di Tossicologia (SITOX), in corso a Bologna. Un numero sottostimato che potrebbe elevarsi fino a circa 900 mila casi annui, tenuto contro dell’indisponibilità di dati accurati sugli accessi ai Pronto Soccorso (PS) dell’intero territorio nazionale, circa 20 milioni/anno, di cui le intossicazioni rappresentano il 3-5%. A questi si aggiungono i casi, meno gravi, non gestiti nel sistema dell’urgenza (es. medicina e pediatria di base, strutture territoriali, RSA), quelli che i CAV seguono direttamente a domicilio. E ciò senza considerare le consulenze richieste ai CAV dai PS, circa il 10-12% degli accessi all’urgenza, e da altri reparti per pazienti che presentano problemi di interazioni e reazioni avverse a farmaci. “La popolazione che accede a Ospedali e PS per problemi tossicologici o farmaco-tossicologici è di grande portata” dichiara ad AGI il dottor Carlo Alessandro Locatelli, responsabile della UO Tossicologia del Centro Antiveleni Maugeri di Pavia, Centro Nazionale di Informazione Tossicologica, nonché past president della Società Italiana di Tossicologia Sitox “per la quale in alcuni casi la consulenza dei Centri Antiveleni è imprescindibile e in altri casi utile”. I Centri Antiveleni rappresentano dunque un osservatorio previlegiato di una problematica spesso misconosciuta nei suoi valori e volumi, che si pone come centro specialistico di consulenza da Nord a Sud del Paese, Isole comprese, a basso costo, altissima efficienza e elevatissima expertise in ogni ambito, da quello strettamente tossicologico, a quello farmacologico in caso ad esempio di assunzione di farmaci in gravidanza e allattamento, oppure di eventi avversi in pazienti in terapia con farmaci importanti e in situazioni critiche, come nei trattamenti antineoplastici e nelle rare reazioni a farmaci che si possono verificare anche in sala operatoria. Si tratta di dati importantissimo anche per la farmacovigilanza. Alcuni CAV, e fra questi il Centro Nazionale Antiveleni Maugeri di Pavia, sono dunque operativi H24, 365 l’anno, per consulenze in emergenza-urgenza, anche se in carenza di risorse come tutti i servizi clinici d’urgenza.

Gli avvelenamenti non conoscono confini, neppure in termine di età potendo coinvolgere l’intera popolazione, dal lattante all’ultracentenario, con una percentuale di casi ugualmente distribuita, seppure con una certa variabilità condizionata dal numero di accessi ai Centro Antiveleni presenti nell’area di riferimento, dalla densità popolazione e dalla tipologia di utenza. Il 30-40% degli avvelenamenti riguardano i bambini, principalmente per ingestione accidentale di prodotti domestici per la pulizia della casa o per errori di somministrazione di farmaci, il 30% riguarda gli anziani soprattutto a causa di una scorretta assunzione di farmaci, spesso in eccesso, e in misura minore per atti anticonservativi per stanchezza, disperazione, solitudine, malattia; il 30-40% infine interessa persone di giovane-media età con chiari segni di intossicazione in parte accidentali ma anche di tentati suicidi, atti di autolesionismo, misti a problemi psichiatrici. “Pazienti con disordini comportamentali o con forme di depressione importante ricorrono ai farmaci con cui sono in terapia per tentare il suicidio, a volte come semplice atto di autolesionismo, a volte per attirare l’attenzione su di sé, a volte con vera e propria volontà suicidaria. In età adolescenziale o fra i giovani, i tentati suicidi invece sono maggiormente contenuti” prosegue il dottor Locatelli “con episodi più frequenti in alcune occasioni, ad esempio nel post-capodanno per delusioni amorose, al temine delle scuole per insuccessi scolastici. Da notare che nel post-Covid abbiamo registrato un aumento dell’87% degli atti autolesivi da sostanze chimiche e farmaci nella fascia di età fra 10 e 19 anni, a indicare la sofferenza subita dai ragazzi nel non poter comunicare fra loro durante il lockdown, e che ancora si trascina. I dati di cui disponiamo che riguardano un osservatorio nazionale a differenze di altri servizi sanitari che operano a livello ospedaliero, regionale o provinciale, offrono uno spaccato importante sullo stato di salute dell’intero Paese, utili non solo per valutazioni clinico-scientifiche, ma anche per i Ministeri, in primo luogo il Ministero della Salute, per avviare politiche sanitarie e sociali, misurate sulle evidenze ed esigenze territoriali, diverse da regione a regione. Ad esempio, i dati di etilismo acuto differiscono sensibilmente tra alcune provincie del nord Italia e la Sicilia, dove probabilmente clima, colori e contesti ambientali impattano in maniera diversa sulla psiche”. I Centri Antiveleni sono un servizio voluto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dal 1950, che ne ha definito l’operatività, la diffusione anche in Europa stabilendo la necessità di almeno un centro ogni 10 milioni di abitanti, al massimo, in ciascuno Stato. Quindi vi è un solo CAV in territori piccoli come Svizzera, Belgio, Olanda, e fino a 6 a 8 centri in Paesi più grandi. “I Centi Antiveleni servono tutto il territorio nazionale, senza competenza territoriale, portando un’attività specialistica, laddove altrimenti non sarebbe possibile” commenta il medico. “È un modello sanitario interessantissimo che potrebbe essere replicato anche ad altri settori della medicina, garantendo efficienza a costi molto contenuti”.

Da farmaci, ad alimenti, a prodotti chimici. Sono alcune delle sostanze che costituiscono “l’agente causale” principale di avvelenamento e intossicazione fra gli italiani. Circa il 50% sono riferiti a farmaci, 29-30% a prodotti domestici quali caustici/corrosivi (candeggina, acido muriatico, disgorganti per lavelli), 5-6% ad alimenti (funghi in autunno, bacche, radici, vegetali poco conosciuti e consumati in modo non corretto in altre stagioni) fra i quali circa 40 casi accertati all’anno di botulismo/tossina botulinica, il veleno più potente al mondo, e dalle possibili conseguenze molto gravi (ricoveri in rianimazione per trattamenti prolungati), 5-6% a droghe, in particolare le nuove droghe che hanno superato le mille molecole diffusesi rapidamente con il grande mercato di internet. “In materia di nuove droghe in Europa e specialmente in Italia, lo Stato, attraverso il Dipartimento Politiche Antidroga-Presidenza del Consiglio dei Ministri ha risposto efficacemente con l’avvio, dal 12 marzo 2024, del Piano Nazionale Fentanyl e nuove droghe che coinvolge molti Ministeri e in modo particolare il Centro Antiveleni di Pavia in un lavoro sinergico di controllo, monitoraggio, censimento dei casi a livello nazionale, e quindi all’attivazione di strategie di prevenzione dedicate. Un piano emergenziale, quello sulle droghe, voluto dal Governo, portato al G7 e richiesto anche agli altri paesi europei”. A questi avvelenamenti si aggiungono poi intossicazioni ambientali legate innanzitutto a contesti domestici, fra queste quella da monossido di carbonio, la più frequente intossicazione accidentale nel mondo occidentale, che si sviluppa dalla combustione in caldaie, fornelli a gas, stufe ed ogni altro dispositivo in cui il combustibile brucia in condizioni inadatte. Si stima che circa un migliaio di casi all’anno necessitino di trattamento in camera iperbarica in Italia e su questo problema si potrebbe agire in prevenzione, ad esempio dotando di allarmi più efficienti i sistemi di riscaldamento che potrebbero produrre monossido. Seguono le intossicazioni, più rare, come quelle da cianuro che si forma in caso di incendi nelle abitazioni dalle imbottiture di sedie, poltrone, divani, letti, materassi e altro, e che richiedono trattamenti in emergenza; l’ingestione delle batterie al litio nei bambini, che mette a rischio di vita in quanto le pile, che restano incastrate nell’esofago, continuano a scaricare fino a potere perforare l’aorta, causando emergenze da gestire in sala operatoria. “Si tratta di eventi e di pericoli non sempre conosciuti dai sanitari cui i Centri Antiveleni offrono supporto circa la prognosi, il monitoraggio e trattamento in acuto e nella fase post-acuta. Infine” aggiunge Carlo Alessandro Locatelli “va ricordata la gestione, non meno importante, delle situazioni che richiedono il ricorso ad antidoti e che rappresentano un altro importante problema, in quanto ospedali e PS, a differenza dei Centri Antiveleni, non dispongono di tutti questi farmaci specialistici, e spesso non ne conoscono le modalità di impiego. Oltre alla consulenza fornita in urgenza, spesso è necessario far correre da un capo all’altro del Paese l’antidoto ad hc. Il CAV di Pavia, inoltre, gestisce per lo Stato italiano (Ministero della Salute) la scorta nazionale degli antidoti necessari in caso di atti terroristici da agenti chimici e da problematiche radio-nucleari, sia in ambito di protezione che, dopo le Twin Towers (Torri Gemelle), di difesa civile, ovvero di attentati in luoghi pubblici come le metropolitane, i porti, le stazioni, gli stadi”. Infine, seppure non legato a sostanze chimiche, il Centro Antiveleni ha competenze ed interviene in contesti talvolta inusuali, come nel caso di morso di animali o infezioni rare, indicando e fornendo trattamenti quali le immunoglobuline antirabbiche o l’antitossina difterica. E tutti gli interventi dei CAV vengono attuati quasi sempre, nelle urgenze, in relazione solo a valutazioni cliniche, prima dei risultati di test analitici che, quando possibili, diventano disponibili dopo ore dalla presa in carico del paziente.

Antiparassitari, pesticidi, fitofarmaci usati nell’ambiente, ad esempio topicidi, tarlicidi, lumachicidi rispetto a 30 anni fa hanno ridotto pericolosità e tossicità, senza perdere in efficacia. Di questi alcuni sono stati esclusi dal commercio, come i topicidi contenenti tallio, sostituito da anticoagulati che diventano letali sono raramente, se assunti in dosi non accidentali e in continuità. “Il pericolo da ingestione accidentale di queste sostanze è dunque molto diminuito, e ci pone in condizioni di buona sicurezza. Il problema” conclude il dottor Locatelli “oggi è più importante per gli alimenti, che non devono aver tracce di queste sostanze, rispettando le norme imposte dagli organismi regolatori come l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e la Food&Drug Administration). Il controllo delle quantità di agenti potenzialmente tossici che possono essere contenuti nei cibi va da valori di 0 a livelli minimi ritenuti accettabili con molta precauzione, comunque e solo entro valori che non nuocciono alla salute umana. Occorre anche considerare che senza alcun controllo con fitofarmaci in molti vegetali per uso alimentare si possono più facilmente sviluppare, in natura e in relazione anche ai cambiamenti climatici, funghi e tossine anche potenzialmente cancerogeni. In conclusione, nell’ultimo trentennio è stato condotto un ottimo lavoro di prevenzione da parte delle agenzie, di scienziati e tossicologi sia in ambito preclinico e sperimentale, sia clinico, tanto che in Italia le intossicazioni da pesticidi e fitofarmaci sono rarissime, eccezion fatta per quelle autolesive con prodotti in alcuni casi fuori commercio. È evidente la centralità della nostra società scientifica di riferimento, la SITOX, nella quale ricerca e operatività sono veramente trasversali e a 360 gradi, per la sicurezza del nostro mondo e dei cittadini”.(30Science.com)

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