Roma – Le economie dei Balcani occidentali hanno compiuto progressi considerevoli nell’allineamento alla legislazione dell’UE su ambiente e clima: la qualità dell’aria è migliorata, ci sono segnali di un maggiore utilizzo di fonti di energia rinnovabili e vi sono stati nuovi investimenti nelle infrastrutture per le acque reflue. Tuttavia, i progressi sono stati lenti e alcuni problemi devono ancora essere affrontati. È quanto emerge da un nuovo rapporto, intitolato Status of Environment and Climate in the Western Balkans, redatto dal Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione Europea. Lo studio analizza, per la regione dei Balcani Occidentali, gli inquinanti atmosferici, le emissioni di gas serra, la salute del suolo, le risorse idriche, l’impatto sulla salute della qualità dell’aria e il contributo alla resistenza antimicrobica della qualità dell’acqua. Esamina inoltre l’impatto del cambiamento climatico su precipitazioni, siccità, ondate di calore e incendi boschivi, sulla base di dati del periodo 1990-2023. Tra le sfide, lo studio rileva che la qualità dell’aria rimane un problema significativo sia per la regione che per i paesi limitrofi dell’UE, nonostante una tendenza al ribasso delle concentrazioni annuali di inquinanti atmosferici. Le emissioni di gas serra rimangono stabili e non si osserva alcun cambiamento significativo nelle emissioni complessive di gas serra nel periodo 2015-2022: nel 2022, le emissioni di gas serra sono state, però, inferiori del 18 per cento rispetto al 1990. Inoltre, il rapporto esamina il degrado del suolo e i principali fattori di stress per la gestione delle risorse idriche, come infrastrutture sottosviluppate, trattamento insufficiente delle acque reflue e l’impatto delle attività umane. La qualità dell’aria è migliorata in termini di rispetto dei limiti annuali per il particolato PM10 (diametro inferiore a 10 µm) e PM2.5 (inferiore a 2,5 µm). Nel 2023, per il PM10 le concentrazioni medie annue erano inferiori al limite di 40 µg/m3 (stabilito dalle autorità nazionali) in quasi il 70 per cento delle stazioni di monitoraggio totali dei Balcani occidentali, ma ben al di sopra del valore raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) di 15 µg/m3. Le conseguenze sulla salute della scarsa qualità dell’aria sono più gravi nella regione dei Balcani occidentali – con tassi di mortalità più elevati legati all’esposizione al PM2.5 – rispetto all’UE. Il tasso di mortalità legato al PM2.5 è fino a quattro volte più alta nei Balcani occidentali, con un trend di declino significativamente più lento. Le centrali elettriche a carbone continuano a essere le principali responsabili, contribuendo maggiormente sia alle emissioni di gas serra, che mostrano un trend stagnante, sia agli inquinanti atmosferici. Le tendenze delle precipitazioni mostrano siccità in intensificazione durante i mesi estivi nelle aree meridionali e costiere, nonché un aumento delle precipitazioni durante i periodi invernali con rischi di inondazioni. Questi cambiamenti stanno peggiorando la qualità dell’acqua e i modelli naturali del flusso idrico e sono accompagnati da un aumento del 40-60 per cento della durata delle ondate di calore tra il 2003 e il 2023, in particolare lungo la costa adriatica e nelle regioni del Kosovo, della Serbia centrale e settentrionale. Negli ultimi anni, ci sono stati meno incendi boschivi e la superficie media bruciata è inferiore rispetto all’UE. L’erosione del suolo si distingue come la forma più grave di degrado, con perdite medie che raggiungono 4,1 tonnellate per ettaro all’anno, che interessano circa il 40 per cento della superficie totale della regione. L’industria è la prima responsabile di siti contaminati, principalmente legati alla produzione e lavorazione dei metalli, alla produzione chimica e alle attività legate ai combustibili fossili. L’attività mineraria è un’altra fonte importante, insieme alle discariche, alla produzione di fertilizzanti e all’amianto o ai rifiuti radioattivi. Queste pressioni compromettono ulteriormente la capacità del suolo di sostenere l’agricoltura, mantenere gli ecosistemi e sostenere le attività umane. La gestione delle acque deve affrontare molteplici sfide: i problemi principali includono lo scarico di acque reflue municipali e industriali non trattate, il deflusso dell’inquinamento agricolo e gli effetti combinati del cambiamento climatico e dei sistemi idrici alterati. Tuttavia, sono in corso sforzi per migliorare la gestione delle acque attraverso misure per allinearsi agli standard dell’UE e investimenti in corso. I risultati del rapporto richiedono una maggiore cooperazione tra le economie dei Balcani occidentali, nonché con i paesi limitrofi dell’UE, per affrontare l’inquinamento transfrontaliero, sia all’interno che all’esterno della regione, e le sfide ambientali. Evidenzia inoltre la necessità di espandere e migliorare i sistemi di monitoraggio ambientale per avere dati affidabili. Ciò è fondamentale per una migliore comprensione delle questioni critiche relative alla qualità dell’aria, al clima, alle condizioni dell’acqua e del suolo, e per aiutare a sviluppare politiche ambientali efficaci. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
UE, passi avanti dei Balcani nella lotta al cambiamento climatico
(18 Febbraio 2025)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla