Francesca Morelli

Serie tv, non influenzano ragazzi difficili a diventare per forza i “cattivi”

(15 Gennaio 2025)

Roma – C’è sempre una possibilità di riscatto o di redenzione. Almeno secondo le serie tv americane della Marvel Cinematic Universe e DC Entertainement che non condannano protagonisti con storie di infanzia difficile a diventare o a impersonificare obbligatoriamente il cattivo di turno. L’analisi delle serie cinematografiche condotte da ricercatori della University of Calgary, Canada, pubblicato oggi su Plos One, evidenzia che eventi potenzialmente traumatici vissuti da un personaggio durante l’infanzia, come abusi o negligenza, misurati con un questionario di vita reale, non condizionava in alcun modo il ruolo di eroe o di cattivo impersonificato dal protagonista. Il questionario sulle esperienze infantili avverse (ACE) è ampiamente utilizzato da ricercatori e medici per misurare e valutare gli impatti di eventi potenzialmente traumatici avvenuti nell’infanzia, dove un elevato punteggio ACE associa a un’infanzia più problematica e a un rischio maggiore di problemi di salute. I media popolari, compresi i film sui supereroi, spesso propongono come protagonisti ragazzi e ragazze difficili, ma l’impatto degli ACE di film con supereroi sugli spettatori non era del tutto noto. Pertanto i ricercatori hanno guardato 33 film Marvel o DC ed utilizzato il questionario ACE per valutare 19 personaggi maschili, 8 femminili e 1 gender fluid, in base alle rappresentazioni della loro infanzia nei diversi film. Tra questi anche personaggi come Batman, Spiderman, Black Widow e Wonder Woman. L’analisi non avrebbe trovato alcuna relazione statisticamente significativo tra i punteggi ACE e il destino del protagonista a diventare un eroe o un cattivo. Ogni gruppo analizzato includeva personaggi con una gamma di punteggi ACE, pertanto l’analisi suggerisce che in questi film, le esperienze infantili negative vissute non condannavano per forza i personaggi a diventare il “cattivo”. Inoltre i punteggi ACE non differivano tra personaggi maschili e femminili o tra film DC e Marvel e sono risultati in linea con l’idea del mondo reale che i punteggi ACE potrebbero non prevedere comportamenti devianti, ma piuttosto indicare potenziali rischi e definire contesti in cui potrebbe essere utile un supporto specifico. Lo studio offre infine un approccio non convenzionale per esplorare le rappresentazioni del trauma infantile. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le potenziali implicazioni per i bambini che guardano film di supereroi, ad esempio se i supereroi con un’infanzia difficile possano rappresentare dei modelli positivi da imitare, cercando di superare i limiti attuali di questo studio. Ad esempio i ricercatori pensano di allargare l’indagine a più personaggi aggiuntivi, in particolare femminili, esplorando fattori psicologici oltre gli ACE e, non ultimo, classificare determinati personaggi come eroi o cattivi. “Il nostro studio mostra che tutti potrebbe incarnare un supereroe, indipendentemente dall’infanzia, dal sesso o dall’universo cinematografico. Ci auguriamo che i bambini siano ispirati dai supereroi che hanno superato le sfide per diventare loro stessi resilienti nelle loro vite”, concludono gli autori.(30Science.com)

Francesca Morelli