Roma – Perché alcuni vaccini sono in grado di elicitare una risposta immunitaria che dura tutta la vita mentre altri hanno un’efficacia limitata? A questa domanda hanno cercato di rispondere gli scienziati della Stanford Medicine, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature Immunology per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Stando a quanto emerge dall’indagine, la variazione nella durata dei vaccini può essere attribuita, almeno in parte, dalle cellule del sangue note come megacariociti, solitamente impiegati nella coagulazione del sangue. Il team, guidato da Bali Pulendran, Mario Cortese e Thomas Hagan, ha definito una firma molecolare nel sangue, indotta entro pochi giorni dall’inoculazione, che prevede la durata delle risposte al vaccino e fornisce approfondimenti sui meccanismi fondamentali alla base di questa durata. Il gruppo di ricerca ha inizialmente seguito 50 volontari sani che hanno ricevuto due dosi del vaccino contro l’influenza aviaria H5N1 con o due dosi senza l’adiuvante. I partecipanti hanno fornito campioni di sangue per 100 giorni dopo l’inoculazione e sono stati sottoposti ad analisi approfondite. Grazie a un programma di apprendimento automatico, il team ha valutato i modelli all’interno del set di dati, per poi identificare una firma molecolare associata alla forza della risposta anticorpale nei mesi successivi. “Le piastrine, che derivano dai megacariociti – spiega Pulendran – possono essere considerate indicatori della salute e della situazione di queste cellule del midollo osseo”. Gli esperti hanno quindi utilizzato un modello murino per valutare la correlazione tra i megacariociti e la durata del vaccino. Ai topolini sono stati somministrati contemporaneamente il vaccino contro l’influenza aviaria e la trombopoietina, un farmaco che aumenta il numero di megacariociti attivati nel midollo osseo. In effetti, la trombopoietina ha portato a un aumento di sei volte dei livelli di anticorpi anti-influenza aviaria due mesi dopo l’inoculazione. In aggiunta, sono stati valutati i dati sulle risposte di 244 persone a sette diversi vaccini, e il set ha confermato i risultati ottenuti. Nei prossimi step, gli autori sperano di comprendere come mai alcuni vaccini potrebbero stimolare livelli più elevati di attivazione dei megacariociti. “Questi risultati – conclude Pulendran – potrebbero contribuire alla definizione di nuovi farmaci, capaci di elicitare risposte anticorpali più durature. Potremmo sviluppare un semplice test PCR, un chip vaccinale, che misuri i livelli di espressione genica nel sangue solo pochi giorni dopo che qualcuno è stato vaccinato. Ad ogni modo, riteniamo che la risposta vaccinale sia influenzata da una serie di fattori complessi, e i megacariociti potrebbero rappresentare solo un tassello di un quadro più ampio”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Vaccini: dal sangue si può prevedere la durata dell’immunità acquisita
(2 Gennaio 2025)
Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).