Francesca Morelli

Tumori: sciogliere i “grappoli” di cellule tumorali può aiutare a prevenire le metastasi

(24 Gennaio 2025)

Roma – Sciogliere i cluster, i gruppi di cellule tumorali, tramite uno specifico farmaco, la digossina a basso dosaggio, potrebbe aiutare e evitare la loro disseminazione nell’organismo, quindi la formazione di metastasi. È questa una soluzione al vaglio della ricerca, suggerita dall’ETH, dagli Ospedali universitari di Basilea e Zurigo e dall’Ospedale cantonale di Basilea Campagna in Svizzera, descritta in un lavoro su Nature Medicine. Soluzione che, a detta dei ricercatori, potrebbe rispondere a una delle sfide cruciali dell’oncologia: prevenire la metastatizzazione, cioè la formazione di nuova malattia in un organo distante dalla sede di origine. Il fenomeno della metastatizzazione è dovuto al fatto che il tumore primario rilascia continuamente nel sangue cellule cancerose, note come cellule tumorali circolanti (CTC), le quali possono unirsi in piccoli cluster, fino a una dozzina di cellule e stabilirsi in altri organi. Lì, i cluster crescono in tumori più grandi: le metastasi. I tumori metastatici rappresentano oggi ancora un importante problema medico, come confermano i circa sette milioni di decessi che si registrano per questa causa in tutto il mondo. Il tumore del seno è fra quelli che più frequentemente forma e un tumore metastatico riduce sensibilmente la sopravvivenza, aumentando le probabilità di morte fra le donne nel mondo ogni anno. La ricerca oncologia sta studiando possibili strategie per indebolire o distruggere i cluster e prevenire così la formazione di metastasi, quali ad esempio la somministrazione di digossina a basso dosaggio, quindi in sicurezza, per una settimana. L’approccio è stato valutato in uno studio che ha coinvolto nove pazienti con cancro al seno metastatico in cui si è osservata la riduzione significativa del numero di cellule per cluster, in media 2,2 cellule. Poiché come detto i cluster sono formati da una manciata di cellule, questo porta a una significativa riduzione del rischio di metastasi: più piccoli sono i cluster, meno sono in grado di produrre metastasi. “Le metastasi nel tumore del seno dipendono dai cluster delle CTC”, spiega Nicola Aceto, ricercatore e professore di oncologia molecolare all’ETH “Più sono grandi, più le metastasi vengono prodotte con successo”. Il tallone d’Achille dei cluster CTC sono le pompe sodio-potassio, note anche come Na+/K+-ATPasi, localizzate nelle membrane delle cellule tumorali e responsabili del trasporto del sodio fuori dalle cellule e del potassio al loro interno. La digossina genera una serie di reazioni: blocca le pompe ioniche e quindi anche il processo di scambio, consente alle cellule di assorbire più calcio dall’esterno della membrana cellulare, indebolisce la coesione delle cellule tumorali nel cluster, frantumandole. Tuttavia, la digossina da sola non elimina il tumore esistente, occorre che sia somministrata in combinazione con altre sostanze che uccidono le cellule tumorali presenti. I ricercatori sperano dunque di ottimizzare l’azione della digossina, sostanza che proviene dalla pianta della digitale (Digitalis sp.) e di norma impiegata nel trattamento di patologie cardiache come l’insufficienza cardiaca, impiegandola anche nel trattamento del tumore del seno, secondo le evidenze di un precedente studio. Nel 2019 o ricercato dell’ETH hanno infatti effettuato uno screening per testare più di 2.400 sostanze diverse in colture cellulari per trovare potenziali agenti attivi contro i cluster di CTC, fra questi ci sarebbe anche la digossina. Ora i ricercatori vogliono sviluppare nuove molecole, sulla base di questa sostanza, ma ancora più efficaci nello sciogliere i cluster di CTC ed espandere la ricerca ad altri tipi di cancro che producono metastasi, come il tumore alla prostata, al colon-retto, al pancreas o il melanoma. (30Science.com)

Francesca Morelli