Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Microbi nascosti proteggono le acque costiere dall’inquinamento

(15 Gennaio 2025)

Roma – Le comunità microbiche che vivono nelle falde acquifere all’interno della sabbia delle spiagge svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della qualità delle acque costiere. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dalla Stanford University e pubblicato su Environmental Microbiology. Questi microbi aiutano a scomporre le sostanze chimiche, compresi i nutrienti in eccesso come l’azoto, che possono provenire da fonti naturali, come la materia vegetale in decomposizione, o da fonti umane, come il deflusso agricolo e le acque reflue. Sfortunatamente l’innalzamento del livello del mare legato al cambiamento climatico minaccia questa funzione di depurazione. Per comprendere meglio le dinamiche di questo sistema di filtraggio microbico, il team di ricerca si è diretto a Stinson Beach, USA. Nel corso di due settimane, sia durante la stagione umida che quella secca, hanno raccolto campioni 24 ore su 24. Quindi, i ricercatori hanno analizzato il DNA microbico utilizzando tecniche avanzate di sequenziamento genico. Questo approccio ha fornito informazioni senza precedenti sulla composizione e la stabilità della comunità microbica. I ricercatori hanno scoperto che le comunità microbiche sono rimaste relativamente stabili nonostante le mutevoli condizioni di marea e le stagioni. Tuttavia, un evento di innalzamento particolare del livello del mare, con l’acqua salata che è entrata nella falda che alloggia i microbi, ha causato cambiamenti significativi nella composizione microbica. Gli autori prevedono che tali disturbi diventeranno più frequenti con l’innalzamento dei livelli del mare e le mareggiate, rendendo più difficile per i microbi svolgere il loro lavoro di purificazione dell’acqua. La co-prima autrice Katie Langenfeld, ha affermato: “La resilienza della comunità microbica in condizioni tipiche è incoraggiante, ma disturbi come quello che abbiamo studiato evidenziano la loro vulnerabilità al cambiamento climatico”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla