Valentina Di Paola

I cani più paurosi hanno microbiomi riconoscibili

(15 Gennaio 2025)

Roma – I microbiomi e le molecole metaboliche dei cani domestici più vulnerabili alla paura sembrano caratterizzati da peculiarità specifiche. Questo curioso risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Plos One, condotto dagli scienziati dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con un team multidisciplinare di altri istituti. Il gruppo di ricerca, guidato da Luigi Sacchettino, Michele Costanzo e Francesco Napolitano, ha esaminato campioni di feci e sangue di 16 cani, otto dei quali più vulnerabili alla paura generalizzata e otto del gruppo di controllo. Gli animali sono stati selezionati in base all’età, al genere, alla razza e a una serie di altri parametri, per minimizzare le variabili esterne. Gli scienziati hanno sequenziato il materiale genetico e il profilo metabolico del sangue tramite spettrometria di massa. I risultati evidenziano che gli esemplari più paurosi erano associati a microbiomi e molecole metaboliche significativamente diversi rispetto ai cani più coraggiosi, il che suggerisce che l’asse intestino-cervello potrebbe essere coinvolto nei comportamenti di evitamento. In particolare, gli animali più paurosi mostravano una ridotta diversità di alcune specie batteriche intestinali e alterazioni significative nei metaboliti ematici correlati alla trasmissione GABA e al metabolismo degli acidi biliari. Nello specifico, i microbiomi degli esemplari suscettibili di spavento avevano una presenza del 3,5 per cento di Proteobacteria, mentre nel gruppo di controllo questi microrganismi raggiungevano il 20,9 per cento. Sono emerse anche alterazioni nei livelli di glutammina e acido taurodeossicolico (TDCA), entrambi coinvolti nella regolazione del comportamento e nell’asse microbiota-intestino-cervello. Questi cambiamenti potrebbero contribuire alla comprensione dei meccanismi patologici alla base dei disturbi comportamentali nei nostri amici a quattro zampe, aprendo la strada a nuove possibilità per interventi terapeutici mirati. “I nostri risultati – commenta Sacchettino – suggeriscono che il microbiota intestinale e il profilo metabolico potrebbero rappresentare nuove chiavi per comprendere e trattare i disturbi comportamentali nei cani. Sarà opportuno confermare queste osservazioni in campioni più ampi ed esplorare l’efficacia di possibili interventi basati su alterazioni del microbiota”. “Comprendere meglio l’interazione tra microbiota e comportamento dei nostri amici a quattro zampe – concludono gli autori – potrebbe aiutarci a sviluppare terapie non invasive per il trattamento dei disturbi di ansia nei nostri amici pelosi”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).